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Aggiornato: 4 giugno 2025
al suo Leon cinquecento cinquanta e trenta fiate venne questo foco a rinfiammarsi sotto la sua pianta. Li antichi miei e io nacqui nel loco dove si truova pria l’ultimo sesto da quei che corre il vostro annüal gioco. Basti d’i miei maggiori udirne questo: chi ei si fosser e onde venner quivi, più è tacer che ragionare onesto.
Che delitto ho commesso prima del mio nascimento? Perchè nacqui colla maledizione? e lagrimava nell'angoscia: Ho venti anni! E in venti anni tre volte ho sorriso: quando la prima volta su un'altissima cima vidi all'orizzonte sorgere il sole, e vidi che avvolgeva anche me ne' suoi raggi: quando suonò la tromba che mi chiamava all'armi: quando.... Non è riso, è sogghigno!
O maledetto giorno ch'io nacqui e che la viddi e che tanto piacque agli occhi miei! Ahi, dolenti occhi miei, a che infelice spettacolo sète stati serbati insin ad ora! veder ch'altri goda di quella donna che mi era assai piú cara dell'anima istessa. Ahi, che sento stracciarmi il cuore dentro da mille orsi e da mille tigri, e la gelosia m'impiaga l'anima di ferite inmedicabili e immortali!
Sui primi galloni conquistati scherza in ogni lettera, mattacchione: «Non mi lascerò ubriacare dalla gloria, sai: e penserò sempre, sia pur nella porpora di caporale, all’umile casetta dove nacqui».
Vi darò in proposito, alcune spiegazioni: Nacqui in Alessandria d'Egitto di padre piemontese e di madre milanese. La mancanza, in quella citt
al suo Leon cinquecento cinquanta e trenta fiate venne questo foco a rinfiammarsi sotto la sua pianta. Li antichi miei e io nacqui nel loco dove si truova pria l'ultimo sesto da quei che corre il vostro annual gioco. Basti d'i miei maggiori udirne questo: chi ei si fosser e onde venner quivi, piu` e` tacer che ragionare onesto.
Che sia maladetto mio padre e la mia madre e la mia balia che non mi soffocorno quando nacqui, per venire a tal punto! Ah, vita mia! Dove debbe essere or quel boccolino? Se tu 'l sapessi, di tanta disgrazia, l'avresti pur per male. Oimei! O Lúcia! Oimei! M'han rotto un braccio. Oimè! la testa. Mi strozzan tuttavia. Sono a l'inferno, in mezzo al fuoco. PILASTRINO. È pure andata netta.
Io nacqui in Libia, ove cocente arsura Di fortissimo sol percola i liti, E corsi i campi, e non mi fean paura Ira di tigri, o di leon ruggiti; Nè di l
Deh! me avesse Dio dato per luce tenebre, per vita morte e per cuna sepultura allor che io del materno ventre uscii; da che, in quel punto che io nacqui, morir dovea la ventura mia. Oh sanza fin beato, fratello dulcissimo, se, come io credo, nella patria morto restasti! Or che farò io, meschina Santilla? ché cosí omai chiamar mi posso, e non piú Lidio. Femina sono, e conviemmi esser marito!
ERASTO. Cintio mio caro, per dirvelo alla libera, come conviene fra tali amici come noi siamo, da che nacqui io non viddi piú brutto e piú infame atto di questo, o non piú mai inteso tradimento al mondo, indegno non solo da imaginarsi da un gentiluomo par vostro ma da un barbaro e ben incolto; né so come in un bell'animo, come il vostro è, abbia potuto capir cosí brutto pensiero.
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