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Aggiornato: 15 giugno 2025
Come si frange il sonno ove di butto nova luce percuote il viso chiuso, che fratto guizza pria che muoia tutto; così l’imaginar mio cadde giuso tosto che lume il volto mi percosse, maggior assai che quel ch’è in nostro uso. I’ mi volgea per veder ov’ io fosse, quando una voce disse «Qui si monta», che da ogne altro intento mi rimosse;
Se io partissi subito per Chartum, se io ti abbandonassi per sempre Abd-el-Kerim, mi lasceresti libera? No! Se io ti chiedessi perdono di quello che ti feci e se io, la nobil greca, mi inginocchiassi dinanzi all'almea? No, rispose l'implacabile araba. Bisogna che una di noi muoia.
O Nice, ancora vent’anni, ancora trent’anni dovrò trascinare nel mondo, sola!... Poi che amore ti chiama vivi, e lascia ch’io, non rimpianta, muoia!...
Che stringi in mano?... una piccola ciocca di capelli?... Ma gettala, che muoia nel fango della via, se pur tu vuoi la calma che il ricordo più non tocca!... Nella selvaggia adolescenza, quando davano i tuoi magnetici capelli scintille al tocco delle dita, e snelli i piedi in gaudio erravano, danzando
Non comprendo come si possa pensare ad altri che a lei, in questi momenti dissi, come per giustificarmi. Tu non l'hai veduta. Sembra che muoia.
O generata per mirar la gioia negli occhi, e far ghirlande di giunchiglie, passando in danza fra le maraviglie dolcissime d’un maggio che non muoia: o tu che porti in te la giovinezza di tutti i rivi, e pur ti godi a bere ad ogni fonte che ti dia piacere, ad ogni raggio che ti dia bellezza: stupefatta io ti guardo, e mi domando chi sei: nè più ricordo il mio supplizio nel procrearti, e il lungo sacrifizio de’ miei begli anni, in te sola vibrando.
Lasciate che muoia pure, riprese l'Ebreo grasso. Ed appressandosi al signor Basilio: In somma come è ita?
Ma perché corremo per perduti e per me è morta ogni speranza e non spero se non nella disperazione, prima che muoia vo' tentar ogni cosa per difficile e perigliosa che sia, e morendo io vo' che tutto il mondo perisca meco. Ma tu imagina qualche cosa: fa' che veggia i fiori della mia felicitade. PANIMBOLO. Farò come il fico che prima ti dará i frutti che ti mostri i fiori.
Costui, continuava il Conte, sopra gli altri aborrisco; sotto quella superficie di ghiacciata mansuetudine non iscorrono meno veloci le acque della ribellione: aspide senza lingua, non però senza veleno. Quanto mi tarda, che tu muoia! Marzio, tornando, confermava: Dormono tutti, anche don Virgilio; ma di sonno travagliato, per quanto può giudicarsi dall'anelito febbrile. L'hai sprangata fuori?
Possa esser fatto in mille pezzi, se la scappi: vo' morire, ma prima che muoia farò vendetta della cagion della mia morte. Mi tratterrò da qui intorno finché venghi, per passargli la spada mille volte per i fianchi. PANFAGO parasito, PIRINO. PANFAGO. Par che questa mattina nell'uscir di casa abbia cantato la civetta, cosí ogni cosa mi va a traverso.
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