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Aggiornato: 1 ottobre 2025


Bisogna girare per Roma, al lume di luna, evocando i morti che non tardano a sorgere tutti dalle loro tombe, imperatori e re, guerrieri e poeti, papi e tribuni, cardinali e nobili del medio evo, per rianimare tutte queste rovine.

L'esito del combattimento fu dei più felici, e ben pochi nemici poterono salvarsi: ciocchè cagionò anche pochi morti e feriti dalle due parti. Gi

Alla sera si mettevano tutti in ginocchio, e dicevano le orazioni tutti in comune. Pregavano per la famiglia, per gli assenti, i viandanti, gli emigrati, gli infermi, ed invocavano la salute e le benedizioni del cielo, e si raccomandavano alla divina Provvidenza che li proteggesse in questa vita mortale, rendendoli degni di meritare nella vita eterna il compenso delle sofferte afflizioni. Dicevano requiem pei morti, e ringraziavano il padre che sta nei cieli del pane quotidiano, lo pregavano di perdonare i loro peccati, di difenderli dalle tentazioni, di liberarli dal male. Poi indirizzandosi alla Madonna la supplicavano della grazia di rivedere presto il loro padre, il marito, il figliuolo, in buona salute... e intanto che il Signore lo benedica e difenda dalle disgrazie. E si coricavano tranquilli, pieni di fede, di speranza, di carit

Sui campi di battaglia il suo volto era radiante di gioia; non pareva che fosse in una lotta dove cadevano da ogni parte morti e feriti, ma ad una danza di nozze.

Dei liberi, pochi furono i feriti, il che succede sempre ai valorosi; dei mercenari però molti furono i feriti da loro stessi, e si contarono alcuni morti. Tra i cadaveri che all'albeggiare si distinsero nelle vicinanze delle Tenne, v'era un giovane col mento appena coperto di lanugine, era supino e sul suo petto a grandi caratteri si leggeva la parola traditore.

Dunque Guglielmo si innamorò di Teresa. Morti i due padri, le ostilit

Non passò l'anno che la morte, giudicandolo colle sue stesse parole, le trascriveva pel suo funerale. Noi crediamo ancora che i morti s'incontrano in qualche luogo.

Agostino Depretis, superstite di tutti quei morti, fu il loro erede universale.

Li strofinò violentemente colle mani, si scaldava le mani al fiato e le portava ai piedi, si levò di dosso la giacca e ne li avvolse, li rivestì di neve e li espose al sole. Il sole scioglieva la neve, ma i piedi non sentivano nulla anche rammolliti: una cancrena rapidissima li aveva anneriti: erano morti.

Il tempo ha forse calmato l'odio, se pure il Re lo ha mai sentito pel suo fratello Enrico, ed egli mi avrebbe accolto con quello amore col quale si accolgono i più cari parenti....» «Il tempo consuma il cuore che odia, ma l'odio.... oh! l'odio non cessa neppure col palpito del cuore. Egli scende nei sepolcri, ed agita perfino la polvere dei morti.

Parola Del Giorno

quell'apparato

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