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Aggiornato: 14 giugno 2025


; rispose Parri volgendosi a lui; ma lo ha fatto con una frase più calda. Morrei contento, mi disse, morrei proprio contento, se Spinello mi desse prova d'aver risanato lo spirito. Povero padre! esclamò Spinello, sospirando. Poterlo!

Mi morrei se, un tratto, non gli pesto a mio modo quel mostaccio. Mettiam pur fuor la frasca. PILASTRINO. Orsú, madonna! Bisogna che abbi compassione un poco al messere ancor tu, poi che tu vedi come sta il poverin. ORGILLA. La mala pasqua, e presso che non dissi, che vi venga a tutt'e dui! Forse che non s'arrabbia per casa, poi, di questa massarizia e non rugnisce?

ALTILIA. Egli non è mal cambiato di amore; ché non tanto egli m'amò con buona intenzione, com'io l'ho amato con buona volontá. GIACOMINO. O vita mia, se morisse ora, morrei contentissimo per morire in tanta gioia, accioché il mondo con le sue aversitá non ci meschiasse poi il suo amaro, come suol far spesso nelle cose d'amore. ALTILIA. Ed io vorrei morir mai per godermi di compita felicitá.

Nei suoi occhi balenò un lampo di collera e le sue labbra si contrassero mostrando i denti. Sai che tu sei ben ardito per parlare così, diss'egli sforzandosi di sembrare calmo. Non dico di no. E se io t'imponessi di parlare? Mi mozzerei la lingua onde non abbia ad emettere suono alcuno. E se io ti minacciassi? Morrei! disse fermamente il beduino.

Spossato come sono, morrei calmo e, direbbero i miei parenti, sereno. Non spero nulla. È finito tutto per me! Non leggo più Byron Goethe Dante: disimparo il francese, l'inglese e il tedesco (oh mie notti invano spese!), e oblio tutto, e se mi faccio inscrivere alla Societ

GULONE. Veramente, ; ché, se non fussi stato in fame, non sarei andato a casa sua, ma sarei venuto alla vostra. TRASIMACO. Dico che non è ufficio d'uomo da bene. GULONE. Io non fui mai uomo da bene, ci voglio essere: se ci fussi, mi morrei di fame. Io son ladro, buggiardo, furfante e ruffiano, e cosí sguazzo il mondo. TRASIMACO. Cosí tratti gli amici?

Ai giorni miei Ricchezza altra io non ho che i nostri amplessi, E amore e vita ed avvenir mi sei. Se un giorno abbandonar tu mi dovessi, Come rondin deserta io mi morrei, Io mi morrei così! Tacque, e gli avvolse Le braccia al collo, e il freno al pianto sciolse.

Ah! egli non ha perduto tempo! esclamò furioso il duca.... E voi pure.... Il vostro deliquio cessò per trovarvi seco... Ah questo è troppo... Ma che fate?... Vi serbate calma!... Credete voi salvarvi? Io no! sono disposta a morire: chè, se persistete a volervi batter seco, morrei egualmente se voi non mi uccidete.... Ma, che vi disse quel seduttore, quell'indegno?

GULONE. La mia lingua mai offese alcuno. PARDO. Hai la lingua doppia come quella delle serpi, che punge e avvelena; però sparisci via, assassin, furfante. GULONE. Avete potestá dirmi quel che volete, perché vi son schiavo. Morrei piú tosto che restar di non mangiar teco, e ci mangiarò oggi a vostro dispetto. PARDO. T'ho detto che sei un furfante. GULONE. Ed io vi dico che sète uomo da bene.

Ma pur Neron, per l'indugiarmi alquanto, tolto non m'ha dal suo libro di morte. Ma, trargli di mano almeno un innocente, a costo di questo avanzo di mia vita, io spero. Deh, fossi tu pur quella! o almen potessi risparmiarti l'infamia! Oh come lieto morrei di ciò! OTTAV. ... Nel rientrare in queste soglie, ho deposto ogni pensier di vita. Non ch'io morir non tema; in me tal forza donde trarrei?

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