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Aggiornato: 14 maggio 2025
Era scoraggiato; non li combatteva più con fede, dopo di aver letto che, ammazzati i microbi di una specie, si faceva un favore a quelli di un'altra; la quale così prendeva rigoglio, si moltiplicava più rapidamente. E l'infelice impallidiva leggendo giornali, riviste mediche, che poi si lamentava parlavano turco per non farsi capire e far disperare un galantuomo che voleva istruirsi.
Prenderai degli appunti, come ho fatto io stessa, e come desidero che facciano anche le mie sorelle; nella vita non si sa mai quello che può accadere, ed è una grande soddisfazione prevenire i mali che possono venire ad una persona di famiglia e saperli curar bene. Ma dimmi, una volta non c'erano questi microbi? chiese Giannina.
Il cavaliere, all'ultimo, aveva scrollato il capo, diffidente, convinto anzi che quegli avesse esagerato a posta, per fargli paura. Ma un giorno l'infame dottore, trovatolo, per via, lo aveva preso sotto braccio, e lo aveva condotto nel suo studio. Volete vedere i microbi? Dove sono? Qui. E gli aveva messo sotto gli occhi un tubetto di vetro, con in fondo un dito di gelatina.
Si trattava però della salute, della vita anche; ed egli, che voleva star bene e restare quaggiù il più lungamente possibile, aveva pensato che era meglio avere netta la coscienza; per ciò era andato a consultare il suo medico ordinario. Dunque, questi microbi? Bisogna dar retta ai giornali? Siete come i contadini anche voi? aveva risposto il dottore. Illuminatemi, spiegatemi tutto.
Quei microbi a cui fin allora non aveva voluto credere, ora, dopo l'esperienza, diceva, li vedeva dappertutto; e la sua vita diveniva un continuo tormento.
Uscì: il corso era tutto elegante, fastoso, signorile, nella rossa luce del tramonto, che stendeva come un pulviscolo di porpora fra la gente, ed anche di microbi. «Oh, io prendo la mia Pina in braccio, e chi vuol guardare, guardi», così deliberò il signor Aurelio.
Questo pei microbi delle ossa! Sissignori anche per quelli delle ossa. E più essi divoravano, più egli stava bene! Se li sentiva rimescolare addosso, dentro, nelle più intime fibre del corpo; ma ora li conosceva perfettamente quei cari amici! Amici, sì, sì! Lavoravano per lui, combattevano per lui, distruggendo i nemici che lo assalivano di fuori.
Allora Maria spiegò come è sempre più prudente di fasciare una ferita con roba disinfettata. Vedi, disse, noi siamo circondati da microbi, cioè da animali invisibili che se penetrano nell'organismo ci possono avvelenare il sangue e farci molto male.
Egli era ritornato grasso, roseo, forte: gli si era fin stirata la pelle vaiolata della faccia, ora che badava lui a dar da mangiare scientificamente ai microbi; i quali, poverini, non chiedevano niente di meglio che di vivere in pace, ben nutriti, quasi accarezzati! Questo, pei microbi della mucosa! Questo, pei microbi del sangue! Questo, pei microbi dei nervi! Questo, pei microbi dei muscoli!
I. I microbi del signor Sferlazzo. Si parlava di microbi. Il soggetto è troppo grave da poter essere accennato in conversazione disse il dottor Maggioli. E poi, io sono oramai un po' fuori dal mondo scientifico; sto a guardare, sto a sentire quel che fanno e dicono gli altri, e non ho più voce in capitolo. La mia opinione sarebbe di nessun valore.
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