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È proprio Max Nordau quello che scrive così? Abbiamo in mano un libro dell'autore di Degenerazione, o non piuttosto quella Fisiologia del Genio dove Giovanni Gallerani ha sottilmente confutato le affermazioni del Lombroso e della sua scuola intorno alla natura patologica delle menti sovrane?

LIMERNO. Tu ne menti molto bene, ché non biasmo io la rom

VIGNAROLO. Rispondi a me tu prima: chi sei che me ne dimandi? GUGLIELMO. Padron mio caro, non entrate in còlera: di grazia dite voi, chi sète? VIGNAROLO. Non ho da render conto ad un uomo vile come tu sei; ma tu che vuoi saper chi sia, tu chi sei? GUGLIELMO. Il padron di questa casa! VIGNAROLO. Tu menti che ne sii padrone, ché il padrone ne son io. Quanto è che ne sète padrone?

Lo rege per cui questo regno pausa in tanto amore e in tanto diletto, che nulla volonta` e` di piu` ausa, le menti tutte nel suo lieto aspetto creando, a suo piacer di grazia dota diversamente; e qui basti l'effetto. E cio` espresso e chiaro vi si nota ne la Scrittura santa in quei gemelli che ne la madre ebber l'ira commota.

PANFAGO. Menti per la gola, ch'io non ho ciera di malandrino. MANGONE. Possa morir di mala morte, se tutto non rassomigliava a te! PANFAGO. Mio padre fu raguseo, e in Raguggia ho un fratello che tutto rassomiglia a me. Io non ce ho colpa in fatti in parole. MANGONE. O Dio, che mi giova di essere uomo da bene, se la disgrazia mi persegue e altri invidiano il mio guadagno?

Davvero? e Lalla sorrise di quella ingenua pretesa. Tu pensi a tutto il gran bene che io ti voglio. Oh, no!... niente affatto! Tu menti... e menti senza arrossire! Lalla glielo lasciò credere volentieri: ma non mentiva. Che fortuna pensava ancora la duchessina fra che alla mamma non sia venuto in mente di correre a cercarmi!

Il quale della sacra Scrittura dice ciò che ancora della poetica dir si puote, cioè che essa in un medesimo sermone, narrando, apre il testo e il misterio a quel sottoposto; e cosí ad un'ora coll'uno gli savi esercita e con l'altro gli semplici riconforta, e ha in publico donde li pargoletti nutrichi, e in occulto serva quello onde essa le menti de' sublimi intenditori con ammirazione tenga sospese.

Io vidi sopra lei tanta allegrezza piover, portata ne le menti sante create a trasvolar per quella altezza, che quantunque io avea visto davante, di tanta ammirazion non mi sospese, ne' mi mostro` di Dio tanto sembiante; e quello amor che primo li` discese, cantando 'Ave, Maria, gratia plena', dinanzi a lei le sue ali distese.

E quanto al durare o non durare, io temo che duri pur troppo lungamente opportuno l'inculcare nelle menti e nei cuori italiani quel principio d'indipendenza che è il nucleo, il substrato di tutte le mie opinioni storiche o politiche. E venga pur il tempo che non si tratti piú d'acquistare ma solamente di applicare quel principio, quella fortuna, quella virtú.

Laddove il vizio abbia inaridito le menti, e le anime languiscano appassite dalla costumanza del male, che sono essi mai i fantasmi della gloria? Nomi di scherno, soggetti di riso. Più veemente forza si vuole che non è la voce della virtù. Lo aspetto delle rovine del misfatto può commuovere quegli spiriti, o nessuna altra cosa lo può.