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Aggiornato: 28 maggio 2025
Il mediero prende in affitto una o due concessioni (la concessione è un quadrato di 860 metri di lato). Si fabbrica con le sue mani una capanna di legno e di fango seccato a mattoni, ricoperta di una lastra di zinco o di paglia. L'abitazione di terra è tradizionale; vi sono citt
L'ombra di questo debito si proietta su tutte le prime annate di lavoro, durante le quali è necessario eseguire opere preparatorie, come la scavazione dei pozzi, la costruzione delle stalle e dell'abitazione, e il frutto della terra è minimo. Il mediero ha bisogno di farsi anticipare il vitto fino ai primi raccolti.
Ecco perchè anche il colono come il mediero del quale il lettore conosce la triste esistenza si trovano costretti a sfruttare ad oltranza la terra, ripetendo senza posa le colture che offrono prodotti di più facile smercio e di maggiore profitto, come il grano, il lino e il mais, senza mai concederle una rotazione che significherebbe perdita di tempo e di denaro, senza mai rinnovarle i sali sottratti dalla vegetazione, senza mai darle riposo.
La vita del mediero è meno incerta di quella del peone, ma non meno dura. Egli vive isolato in mezzo alla sterminata pianura. Spesso il centro di popolazione più vicino dista delle leghe. Una visita del medico costa venti pesos alla lega (50 lire). In caso di malattia ogni cura efficace è impossibile. Nell'estate, quando il grande calore corrompe l'acqua dei pozzi, il tifo ed il vaiolo mietono intere famiglie. In quella triste stagione è comune il vedere attaccato alla porta delle casupole un cencio nero, che si agita al vento tropicale soffiante dal Brasile e dal Paraguay caldo come il soffio d'una fornace. Quel cencio nero che sembra un uccellaccio di malaugurio agonizzante, significa che la morte è passata da lì: è il segno del lutto. La durezza delle condizioni fatte dal proprietario costringe il mediero a coltivare molta più terra di quanto sarebbe in grado di fare. Questo rende i lavori campestri eccessivamente faticosi. Il padrone sfrutta il mediero, e questi sfrutta la terra. La coltivazione si riduce allo strappare al suolo quanto più prodotto è possibile col minimo di lavoro, in proporzione alla superficie. Una famiglia normale coltiva circa cento ettari di terra. Le operazioni campestri debbono ridursi a due sole, per mancanza di tempo e di forza: la semina e la raccolta. La terra non sente la cura continua, operosa, della mano dell'uomo; non viene rinvigorita dalle concimazioni, nè liberata dalle male erbe. Si spossa rapidamente; dopo otto dieci anni, la sua forza produttrice declina rapidamente. L'uomo è costretto ad abbandonarla; essa ritorna pascolo; il deserto la invade di nuovo. Il proprietario è molto ricco, e poco gl'importa di sostituire l'agricoltura con la pastorizia nelle terre sfruttate; ma il mediero, salvo casi non troppo comuni, è sempre povero. Esso abbandona i campi ingrati in cerca di nuovo lavoro, ma con molto coraggio e molte illusioni di meno. È incalcolabile il numero di medieri che in quest'anno di misero raccolto sono tornati ad essere peoni. Ricordo d'averne incontrati tanti e tanti nelle colonie di Santa Fè e di Rosario, tragiche figure di affamati. Sono venute le annate di buon raccolto, ma essi non hanno potuto profittare della prosperit
Il mediero si pone generalmente al lavoro senza capitali o con capitali insufficienti. Le macchine e il resto deve acquistarli a credito; deve anche acquistare le prime sementi. Tutto questo o gli viene anticipato dal proprietario, oppure fornito da un almacenero. In tutti e due i casi i prezzi sono gravati inumanamente.
Il sogno del peone è divenire mediero, ossia affittuario di un pezzo di terra. Talvolta riesce a mettere da parte un po' di denaro, qualche centinaio di pesos, realizza il suo sogno. Le economie del peone sono il risultato di una vita miserabile, sordida, piena di sacrificî inauditi, di avvilimenti e di rinuncie spesso vergognosi. Se nella patria s'imponessero questi lavoratori una parte dei sacrificî che compiono sotto la sferza del bisogno laggiù, e se dedicassero alla loro terra soltanto un po' di quelle fatiche crudeli, alle quali li costringe la necessit
La condizione più comune fatta dai proprietarî ai medieri è quella detta della terzeria. Il mediero deve mettere del proprio gli attrezzi da lavoro che in una coltivazione estensiva consistono in macchine agricole che rappresentano un discreto capitale deve mettere gli animali da lavoro, e infine le sementi; e deve consegnare al padrone una quantit
Nulla di più facile: egli ha offerte da tutte le parti: vi saranno i prodotti che pagheranno tutto. I commercianti delle campagne, tenitori di strani magazzini dove si trova di tutto, dalla trebbiatrice alla pasta da minestra e dal grano ai cappelli, si affrettano a divenire creditori, e porre così una specie d'ipoteca sul lavoro del mediero.
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