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Aggiornato: 13 giugno 2025
L'idea della matrigna, rievocò nel suo cuore l'immagine della mamma che vi stava scolpita; si sentì bollire dentro la commozione e per non farsi vedere a piangere, uscì per riparare nella solitudine e nella libert
Lei l'aiuta a vestirsi. Io! S'inganna! Al contrario. GIULIA torna un po' imbarazzata con un biglietto da 1000 che vorrebbe nascondere. A Tommy. Qua. Ah! Bisogna che tu mi renda. Non ho che biglietti da 1000. GIULIA contrariata. No! È così. E non mi fido della mia matrigna. A me il resto e sono qui. GIULIA imbarazzata. Gli è che.... non posso.... TOMMY ridendo. Anche tu?! Ah l'avarona!
Ci pensò un poco; ogni mattina, da un pezzo in qua, soleva correre incontro al procaccia, per togliergli di mano un biglietto ricamato con una corona di conte, Ci pensò un pezzo, finchè una volta che la matrigna osò buttarle il cencio dei piatti sul muso, non disse nulla, ma scrisse due righe sopra un foglio.
Dopo quel giorno, rimase ancora più triste; ma quando la matrigna le diceva che era un mostriciattolo, essa pensava alle parole di Gennaro, e si consolava.
Nel suo isolamento la povera Bianca sentiva il bisogno di qualcuno da amare e da proteggere, come aveva fatto colla sua sorella maggiore. A poco a poco si venne affezionando alla matrigna, che era buona e che aveva bisogno d'assistenza.
Di quando in quando la nostra ingegnosa matrigna s'accorge di aver dimenticato in casa un tubo dì colore, un pennello, il ventaglio, e sempre trotta il vecchio. Mai che si muova quello giovane. E allora il terzetto pittorico si muta in duettino contemplativo. Come sei acerbo! Che hai? Nulla. Che disgusto però! Quando è che ti sei accorta di quel denaro? Che denaro? Le trenta lire che ti mancano.
«Non potrei lasciare la casa di mio padre per la ragione ch'egli facesse ciò che è in suo diritto di fare! rispose un po' seccamente la fanciulla. Ma soggiunse tosto, riaddolcendo l'accento: «In ogni modo, ti ringrazio zia, d'avermi aperti gli occhi. Mi abituerò poco a poco a l'idea di non avere più il babbo unicamente per me e di vivere con una matrigna.
Ulrich era stato un bimbo infelice nella casa di una dura matrigna. Sapeva quante lagrime segrete si possono versare in una notte, come possano soffocarsi mordendo il lenzuolo; aveva conosciuto la monotonia delle lunghe ore, passate in un angolo oscuro, sopra una seggiolina, con le mani in grembo. Non aveva giocattoli e ne vedeva dappertutto e ci pensava spesso, e li desiderava tacitamente e li chiamava nel suo cuore. Chiudendo gli occhi, li rivedeva nella sua mente e li scomponeva, li ricomponeva, cercava loro una forma nova. Passando dinanzi ad una fabbrica, guardava, timido, per la porta socchiusa. Stare l
Faceva i conti coll'intendente, firmava i nuovi contratti coi suoi affittaiuoli, visitava Gèrald Castle, visitava la sua vecchia matrigna lady Hilda Brosborough, visitava il cimitero dove dormivano suo padre, sua madre e tutti i Fitz-Gèrald suoi antenati, lasciava una grossa elemosina al Pastore, e partiva senza aver voluto vedere nessuno.
Voi non l'avete mai potuto soffrire, ma' disse Vicenzella, chinando gli occhi, abbassando la voce, per reprimere la collera. E si mangia anche le tue! Voi non ci entrate, voi non mi siete madre. Matrigna, matrigna, come si dice, ma sempre matrigna siete! Poi, vedrai la verit
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