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Aggiornato: 10 giugno 2025


Adesso, diceva costui alla marchesa Ginevra, potete andar liberamente a ballare. È gi

Ah, il suo Fernando! esclamò la marchesa. Caro innocente bambino, che ho tenuto in collo ancor io, come una nutrice; che ho veduto crescere in bellezza e gravit

Voleva dunque lasciare i due biglietti di visita. Ma per il conte Gino Malatesti non si faceva anticamera. Il servitore aperse il salotto. La marchesa Polissena era l

Era ella, infatti, la marchesa Ginevra, che il giorno innanzi, dopo il malaugurato incontro col signor di Montalto, aveva capito da un improvviso rannuvolarsi del suo cavaliere, per solito di umor così gaio, che qualche cosa dovesse succedere. Non gli aveva chiesto nulla; ma quella sera stessa, chiamando a con qualche pretesto gli amici comuni dei due gentiluomini, era venuta a capo di stabilire un buon servizio di esplorazione. Quella mattina stessa aveva saputo che la sfida era corsa, e dove fosse e per qual ora il ritrovo. Lo stesso Riario si era lasciato cavare il segreto di bocca. E allora, senza por tempo in mezzo, aveva mandato a chiamare il duca di Feira, chiedendogli di accompagnarla al luogo dello scontro. Non sentiva ragioni; non vedeva difficolt

Mentre ristrettissimo era il numero dei posti gratuiti ai quali obbligavasi il S.a Cecilia, illimitato era invece quello imposto al S.a Lucia. Noi non ne sapremmo forse nulla se la stanca proprietaria non l’avesse rotta con le camorre del tempo. Essendo Presidente del Regno il tante volte ricordato Arcivescovo Lopez, la Marchesa ricorreva a lui implorando la riduzione dei posti ch’ella, in un teatro piccolo come il suo, doveva mettere a disposizione delle Autorit

Non avranno osato; disse il capitano Fiesco. E ben per loro! replicò la marchesa. Questa non è cospirazione di pochi signori; è cospirazione di tutti. Anzi, non è nemmeno cospirazione; è volont

C'è un triste segreto di mezzo, il segreto di Cordova! Posso io saperlo? Vuoi dirmelo? La marchesa di Moya non poteva ricusare alla innocente curiosit

All'occhiata della marchesa di Moya, il capitano Fiesco rispose con un inchino, che voleva dire: avevate ragione. Ma fece ancora un gesto di preghiera, che voleva aggiungere: ed io, come rimango, se partite? come rimarr

In quelle tre parole, che chiamavano in mezzo a loro la memoria della marchesa era la consacrazione di quell'aiuto che a prima giunta gli era parso una usurpazione de' suoi diritti. D'allora in poi quell'uffizio mattutino fu sempre fatto in comune. Altre ragioni di ravvicinamento e di conversazione non erano tra loro.

La prima delle due lettere con cui si chiudeva il carteggio, era breve. In que' pochi versi era annunziato il viaggio imminente dei Torre Vivaldi a Parigi. «Volevo farti una improvvisata (diceva la marchesa) ma non mi riesce, poichè il signor di Montalto giunger

Parola Del Giorno

drizzargli

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