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Aggiornato: 21 luglio 2025


Se vi dovesse spendere tutta la mia robba, io il porrò in mano del boia. FILACE. Padrone, ho ritrovato costui nascosto con le vesti di Melitea. MANGONE. Ecco qui il ladro, ecco qui l'assassino, che ancor tiene adosso le vesti di Melitea. DOTTORE. Mangone, da costui si potrá sapere il fondamento del fatto. MANGONE. Vien qui, traditore; onde hai tolte le vesti, ove è colei a cui le togliesti?

PIRINO. Te ne prego e straprego. PANFAGO. Or che dici bene, perché lo schiavo deve pregar il padrone. PIRINO. Ecco la casa. Chi dimandate? PANFAGO. Sète voi Mangone? MANGONE. Io son mentre Iddio vòle. PANFAGO. Voi siate il ben trovato per mille volte, padron caro; perdonatemi se, non conoscendovi, primo non vi ho salutato.

PIRINO. Mi complisce per cagion de' miei amori che mi premono piú assai della robba e della vita, che andiate a mio padre e lo preghiate che compri in vostro nome da Mangone un schiavo nero di diciassette over diciotto anni, ben fatto, che abbia del nobile, e non avendolo, che lo cerchi; e li diate per lo prezzo cento scudi che sono in questo fazzoletto, e se non bastano, almeno per arra; e comprato che l'averá, menilo a casa sua ben custodito, insin che andate o mandate per lui.

FILACE. I legni vecchi ardono piú volentieri e senza fumo. MANGONE. Sia benedetto Iddio, ché son uscito da quel fastidio: mi facea spender un tesoro per comprar muschio, zibetto e profumi.

MANGONE. Ho inteso che da Ragugia sia venuta una nave carica di schiavi: vo' andare infino al molo per veder se vi sia cosa da vendere o barattare. Tu resta alla guardia de' schiavi; ché levandogli gli occhi da sovra, chi nasconde, chi rubba, chi s'empie il ventre e chi machina di fuggire. FILACE. Andate sicuro, ché non mi smenticherò del mio ufficio.

Tu per non essere d'altri hai voluto piú tosto esser della morte; e io che son cagion della tua morte voglio restar in vita? io restar in vita, per la cui vita tu sei morta? orsú, convien morire, e morrò. Ma dove sono? Forca, dove sei? cosí ti dogli delle miserie mie? FORCA. Taci, la casa di Mangone apre la gola e lo vomita fuori. PIRINO. Un cibo di cosí cattiva digestione non può digerirlo.

Ho lasciato detto che desiava parlargli, e insegnatali la casa mia. Ma io vi tornerò, come arò fatta stima che abbia desinato. FILIGENIO. O Mangone, o Mangone! MANGONE. Chi mi chiama? FILIGENIO. Chi t'apporta guadagno: vòlgeti. MANGONE. Non è cosa al mondo a cui mi volga piú volentieri. Ditemi, che guadagno mi apportate?

PIRINO. A che servono i carboni? FORCA. In simili carboni sta tutto l'inganno e la furberia: questi trarranno i danari di man di vostro padre, inganneranno Mangone e vi faranno posseder Melitea.

MANGONE. Or che avete voglia di schiavi: farete che non desini questa mattina per star sollecito al vostro fatto. Vedrò che si fa in casa, e poi tornerò al Molo. FORCA. Noi avemo il bisogno: ecco le vesti per vestirsi da raguseo; ecco quelle per lo schiavo, son ricche e pompose: almeno, se non per la persona, lo torrá per le vesti. Ecco i barilotti, i formaggi e i confetti.

Vo' che quando il parasito vende lo schiavo a Mangone, gli prometta mandar un presente di cose della nave per far amicizia seco e tener ragione insieme, accioché, sempre che verrá in Napoli, gli riempia la casa di schiavi e poi partire il guadagno.

Parola Del Giorno

serafica

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