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Aggiornato: 15 giugno 2025
Costui baciò il cordone al frate, inchinò tre volte il signor Fedele; poi mostrandosi affannato più che non fosse davvero, disse a quest'ultimo: «Signoria, don Marco mi manda con questa lettera; ho fatto come il vento, ed eccomi, fui qui in uno sbadiglio di gallo... «Don Marco! pensò tra sè il frate, mentre l'altro leggeva la lettera; o che vuole don Marco...?
Stavvi Minos orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l'intrata; giudica e manda secondo ch'avvinghia. Dico che quando l'anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata vede qual loco d'inferno e` da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giu` sia messa.
Dio manda l'Angelo che scacci i diavoli dalla tenzone.» Niuna osservazione critica sopra questo Canto si trova nel MS. del Cav. d'Urfè.
È lei il signor Giunti? domandò. Chi manda? È lei o non è lei? insistè il fattorino Date qui. È lei o non è lei? ripetè il fattorino, il quale aveva fatto delle libazioni durante tutta la notte e non sembrava disposto a cedere la lettera senza aver prima risposta a quella domanda. Sì rispose l'anarchico, che si era accorto dello stato anormale del fattorino.
DULONE. Cintia vi manda a dir che, per temprarvi il dolore di non aver Cintio che pensavate, ma una femina Cintia, e ché non vi dogliate di Ersilia, la sua madre, e di lei, v'ha partorito un bel maschio. ARREOTIMO. Ed è ella infantata? DULONE. Infantatissima e di un graziosissimo bambino. ARREOTIMO. O Dio, quanto son oltremisura allegro!
Il baccano che aveva turbati i nostri sonni aveva pure messi in fuga gli assalitori, e mentre constatiamo la leggiera ferita fatta al collo di una mula, il naib ci manda ad avvertire che stessimo all'erta, perchè da qualche giorno i pastori avevano udito il leone, per cui stabiliamo di fare alternativamente una guardia di due ore.
Pensandoci solamente di doversi fermare vicino alla cassetta per gettarvi dentro una lettera, si sentiva diventar rossa dalla vergogna. Le pareva che tutti dovessero guardarla e ghignare, dicendo fra di loro: quella lì, manda una lettera all'amante! Insomma, la ripugnanza era più forte di lei; no, no; era impossibile!...
Piovon sugli occhi che nel buio inseguono Larve d’amore non raggiunte mai, Supplici, dolorosi occhi, ove accendesi Una speranza non distrutta ancor; Piovon sui corpi che l’amplesso attendono Del Diletto che Iddio non manda mai. Fragili corpi, solitarie lampade, Gigli morenti di strano languor.
Ben de l'andata il paladin si lagna: non ch'abbia così in odio quella terra; ma perché Carlo il manda allora allora, né pur lo lascia un giorno far dimora.
Giselberto forte s'indigna della soverchieria che si pensa fatta per trappolargli un cavallo, e manda a vedere alla camera dell'altro fratello. Allo spettacolo miserando si commuove ognuno. Tutto il castello si caccia sossopra, si mette in opera ogni sollecitudine per aiutare il disgraziato. Cuno in effetti rinviene, e domanda di Goccelino. Gli narrano della fuga di lui.
Parola Del Giorno
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