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Aggiornato: 2 maggio 2025


rivolsersi a la luce che promessa tanto s'avea, e <<Deh, chi siete?>> fue la voce mia di grande affetto impressa. E quanta e quale vid'io lei far piue per allegrezza nova che s'accrebbe, quando parlai, a l'allegrezze sue! Cosi` fatta, mi disse: <<Il mondo m'ebbe giu` poco tempo; e se piu` fosse stato, molto sara` di mal, che non sarebbe.

Traggomi drento, al fine, ove me 'ngombra notte ch'ancor piú m'ebbe ottenebrato, in luogo cui la terra intorno adombra. Ed io ne stetti non d'abisso al lato, ma in centro d'ombre grosse denso e folto, qual talpa preso in gli occhi e smemorato. Cosí piú mesi in quella tomba involto, io, pronto spirto ne la carne inferma, stetti non pur prigione, ma sepolto, fin che, o Natura, l'opra tua fu ferma.

tanto ch'io volsi in su` l'ardita faccia, gridando a Dio: "Omai piu` non ti temo!", come fe' 'l merlo per poca bonaccia. Pace volli con Dio in su lo stremo de la mia vita; e ancor non sarebbe lo mio dover per penitenza scemo, se cio` non fosse, ch'a memoria m'ebbe Pier Pettinaio in sue sante orazioni, a cui di me per caritate increbbe.

Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza, m'ebbe chiarito, mi narro` li 'nganni che ricever dovea la sua semenza; ma disse: <<Taci e lascia muover li anni>>; si` ch'io non posso dir se non che pianto giusto verra` di retro ai vostri danni. E gia` la vita di quel lume santo rivolta s'era al Sol che la riempie come quel ben ch'a ogne cosa e` tanto.

Ella che accorto m'ebbe fece pausa con le man giunte al ciel e li ginocchi piegati in terra, e tal parole sciolse, che poi finite, a me lieta si volse: NATURA Quell'inclito animale d'alto pregio, ch'ogni altro avanza e tiensil basso e domo, ecco, celeste Padre Santo, il nomo, se da voi porre i nomi ho privilegio!

Al mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir lor danno, com'io, dopo cotai parole fatte, venni qua giu` del mio beato scanno, fidandomi del tuo parlare onesto, ch'onora te e quei ch'udito l'hanno". Poscia che m'ebbe ragionato questo, li occhi lucenti lagrimando volse; per che mi fece del venir piu` presto;

Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza, m'ebbe chiarito, mi narro` li 'nganni che ricever dovea la sua semenza; ma disse: <<Taci e lascia muover li anni>>; si` ch'io non posso dir se non che pianto giusto verra` di retro ai vostri danni. E gia` la vita di quel lume santo rivolta s'era al Sol che la riempie come quel ben ch'a ogne cosa e` tanto.

rivolsersi a la luce che promessa tanto s'avea, e <<Deh, chi siete?>> fue la voce mia di grande affetto impressa. E quanta e quale vid'io lei far piue per allegrezza nova che s'accrebbe, quando parlai, a l'allegrezze sue! Cosi` fatta, mi disse: <<Il mondo m'ebbe giu` poco tempo; e se piu` fosse stato, molto sara` di mal, che non sarebbe.

tanto ch'io volsi in su` l'ardita faccia, gridando a Dio: "Omai piu` non ti temo!", come fe' 'l merlo per poca bonaccia. Pace volli con Dio in su lo stremo de la mia vita; e ancor non sarebbe lo mio dover per penitenza scemo, se cio` non fosse, ch'a memoria m'ebbe Pier Pettinaio in sue sante orazioni, a cui di me per caritate increbbe.

Non era stato oltre a duo mesi in regno, ch'un novo amante al loco mio fu assunto. Da cacciommi la fata con sdegno, e da la grazia sua m'ebbe disgiunto: e seppi poi, che tratti a simil porto avea mill'altri amanti, e tutti a torto.

Parola Del Giorno

boraccini

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