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Aggiornato: 14 giugno 2025
Nella prima gioventù, forse più di venti anni addietro, in seguito a una discussione artistica invelenitasi e degenerata in diverbio, egli aveva assistito Lodovico sul terreno, a Roma.
Dupont le dava braccio, e procurava, camminando, di rianimare il suo coraggio. Lodovico aprì un'altra porta, dietro la quale trovarono Annetta, e scesero alcuni gradini. Il giovane disse che quel passaggio conduceva al secondo cortile, e comunicava col primo. A misura che si avanzavano, un tumulto confuso, che pareva venire dal secondo cortile, spaventò Emilia.
Frattanto l’imperatore movendo di Svizzera con pochi cavalli, passò la montagna per le terre di suo cognato Amedeo V, conte di Savoia, senz’armi perchè il paese era sicuro. Amedeo che era andato incontro ad Arrigo, e lo aveva festeggiato con regia pompa a Chambery, lo accompagnò in Italia con molto stuolo de’ suoi gentiluomini. Amedeo, Filippo e Lodovico di Savoia erano tutti per lui.
Cercò alcuni servitori, ai quali chiese se avessero veduto Lodovico, ma tutti risposero che, dalla sera precedente, nessuno erasi più avvicinato all'appartamento del nord. «Egli dorme profondamente,» disse il conte, «è così lontano dalla porta d'ingresso, che non può sentire; bisogner
Il soldato esitò, e chiamò nel secondo cortile, per sapere se i cavalli dovevano esser condotti fuori, e se potevano chiudersi le porte. Erano tutti troppo occupati per rispondergli, quand'anco l'avessero inteso. «Sì, sì,» disse Lodovico, «non son così gonzi, si dividono tutto fra loro. Se aspettate quando partono i cavalli, troverete il vino bevuto tutto.
«Non temete,» disse Lodovico, «son tutti quei birbanti chiusi nella torre. Mi sembra che atterrino la porta,» disse il conte. È impossibile, signore,» rispose Lodovico, «perchè la porta è di ferro. Noi non abbiamo nulla da temere: intanto io andrò avanti per osservar meglio se mai si ode o non si vede nulla.»
Era ancora la stessa, all'angolo di mezzogiorno e di levante, con le due finestre aperte sulle vedute della valle e del lago: un grosso mazzo di violette, in un vaso di cristallo sulla scrivania, la profumava. Egli vi si trattenne il tempo di disfare la valigia, di mettere in ordine le sue cose e cambiarsi; subito dopo uscì nel salotto in cerca di Lodovico.
Lodovico non è stato mai molto loquace; ora, poi.... Parve che ella volesse aggiungere qualche cosa, ma si rivoltò a un tratto udendo rumore di passi: lo scultore apparve sull'uscio. Laura, disse alla sorella, non mi riesce di trovar la chiave dello studio. Dove l'avranno cacciata? L'ho serbata io. Ti serve? Bisognerebbe aprirlo per mettervi un po' d'ordine. Subito. Faccio da me, o vieni anche tu?
Io credo che voglia dare un banchetto per riparare il disordine dell'altra notte: in cucina sono tutti occupatissimi.» La padroncina le domandò se aspettavano nuovi ospiti. Annetta non lo credeva. «Povero Lodovico!» diss'ella; «sarebbe allegro come gli altri se fosse ristabilito! Il caso però non è disperato: il conte Morano era più ferito di lui, e intanto è guarito e se n'è tornato a Venezia.
Essa pregava Emilia di trovarsi alle sue nozze, e d'accompagnarli al castello di Blangy; lasciava poi a Lodovico la cura di raccontare egli stesso le sue avventure.
Parola Del Giorno
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