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Certamente quella figura magra, lunga, ingenua, credenzona, facile ad illudersi e ad essere illusa, che di pagina in pagina prende sempre maggior rilievo, interessa, quantunque umile, più assai di tutti gli altri personaggi che se ne servono pei loro fini, accarezzandola, lusingandola fintanto che hanno bisogno della sua inconsapevole opera nella lotta elettorale, e che buttano via come una buccia di limone spremuto quando non serve più e anzi diventa un imbarazzo per loro; quella figura è così caratteristica, così originale, che non mi stupisce, che arrivi fino a far sospettare al lettore che egli l'abbia davvero conosciuta nella realt

Il viglietto diceva: «Ho paura. Temo che mi vogliate far servire a un capriccio, per poi gettarmi via come un limone spremuto. Sarebbe una vilt

Si figuri se non gliele darei; ma in cucina non c'è più un solo boccone di carne. Dunque, non mi dai niente? Le potrei dare.... le posso dare.... E finge di pensare. Dunque? sentiamo! Le posso dare.... l'indirizzo di un'altra trattoria. Eh! va all'inferno. Se, però, il signore si contentasse di qualche cosa di freddo!... Cioè? Per esempio.... una granita di limone.

Agitando un enorme cappello alla panama, diede il benvenuto e corse a offrire il suo braccio a donna Vincenzina. Massimo offrì il suo a Matilde e preceduti da Flora entrarono nel luminoso salotto a terreno, dove trovarono acqua diacciata, succo di limone, piatti di uva e di fichi per un primo ristoro. Qui c'è dell'acqua, dell'uva, del ghiaccio e sar

C'erano signori che si ricordavano del limone in un momento da strapparsi tutti i capelli dalla testa! Non ci furono che due che non gli diedero seccature: io e il precettato. Eravamo tutti e due senza il becco di un centesimo. Venuta la distribuzione, si sono ristorati come hanno potuto. Mangiavano con le mani e stracciavano il pollastro coi denti.

Messer Giovanni allora volle sapere minutamente ogni particolare dalle donne di servizio. E che cosa le avete dato? diss'egli. Un cordiale, messere. La poverina si sentiva languire, e abbiamo pensato di confortarle lo stomaco. S'è ammannito un brodo, con tuorli d'uova sbattute e un poco d'agro di limone. Abbiamo forse fatto male? No, niente di male; rispose il medico.

L'ortolano staccava il ciuco, lo legava con una corda ad un anello infisso nel muro, poi apriva la botola delle spazzature, e prima di buttarle sul carro, le rimoveva per vedere cosa c'era di buono; e trovava sempre qualche limone ammuffito, qualche mela mézza, che metteva da parte sull'orlo della botola; anche il ciuco adocchiava delle cose appetitose, dei torsoli di frutta o di cavolo.

In fondo a questo viale partiva una scala di cinque o sei gradini lunghi di vecchia pietra sconnessa con grossi vasi di limone ai lati, fino a un portichetto quasi rustico da dove l'occhio spiccavasi liberamente su tutta quanta la superficie del lago, da Lezzeno fino alle lontane sponde di Bellano o di Dervio, con tutto quanto il monte Legnone per prospettiva, come se la montagna fosse stata fatta apposta e messa nell'arco di quel portichetto.

Oh, lo conosco, il vostro cuore! un limone strizzato! gridò la diva, ridendo liberamente, in quella che la sua mano si accostava alla maniglia del saliscendi, per aprire il santuario. Prostrati, Marcello! Ecco la leggiadra Violetta che appare, «misteriosa, altera, croce e delizia al cor».

La sola cosa, che potevano fare per me, era di mettermi in una stanza solo e di offrirmi un bicchiere d'acqua fresca con del limone del loro fiasco. Accettai tutto con dei grazie e mi lasciai condurre di sopra da un secondino che mi aperse e mi chiuse in una stanza. Delle cimici che divoravano il soffitto, annerivano le pareti e muovevano il pagliericcio, ho gi