Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 9 giugno 2025
Non se ne lagnò; le volle bene ugualmente, la curò con attenzione, palpitò ai suoi dolori, visse delle sue gioie. Io la chiamerei François Villon, disse Folco in uno slancio di letizia. Se non avessi tradotto François Villon, non ti avrei sposata e non avrei oggi Lillia. Che diventerebbe mai, povera Lillia, riflettè Gioconda, per imitare il tuo poeta?
Nacque intanto la bambina, Lillia. La felicit
Te ne prego: manda a chiamare subito il medico. E uscì. Folco si avviò per telefonare immediatamente al medico di casa. La contessa tornò indietro a prendere la sua corrispondenza. La piccola Lillia dormiva in un letticciuolo bianco presso il letto della mamma; questa la udiva durante la notte; non aveva mai voluto affidarla ad alcuna governante, sebbene miss Mary Garnett fosse prudente e seria.
Gioconda non dimenticava d'essere stata trattata da tutti i congiunti di suo marito come una donna che non si deve conoscere, che non si può ammettere in una casa onesta, come l'ultima delle femmine; e Folco non aveva saputo spezzare il cerchio di oltraggiante disprezzo in cui avevan chiusa la sua compagna, colei che portava il suo nome e gli aveva data Lillia.
Lillia è su; aspetta anche lei il suo babbo, rispose la signora. Ora la faccio portare, O Celso, esclamò Vittorina Ornavati, che fino a quel punto non aveva perduto nè un gesto nè una parola della scena. Lascia il tuo stupido libro!... Guarda se non riconosci quel signore? Quale? domandò Celso alzandosi. Ah, il biondo?... Non l'ho mai veduto.... Vittorina fece un gesto di impazienza.
Poi alla contessa accorsa spiega come Lillia non si sia fatta male e come la governante non abbia colpa nel piccolo incidente. Gioconda scambia alcune parole freddamente cortesi, e tenendosi Lillia stretta Era le braccia, si allontana, dopo un cenno di saluto alla signora premurosa.
Che nome gli darete? domandò Piero. Nomi di casa Filippeschi: Manfredi o Lillia, dichiarò la contessa. E il padre del conte, la madre, la sorella? domandò Delfina. Tutti come morti. Folco ha scritto e riscritto, ha mandato amici, e non ha ottenuto nulla. Duri, gli animali! si lasciò scappare il signor Dobelli. Però, a me non dispiace, vedi? riflettè Delfina. Gente di carattere: si sente la razza.
Sentiva dentro di sè un'allegria stravagante, una voglia di ridere, di scherzare, di correre, che veniva dall'incubo tremendo di quelle ore, dall'angoscia spaventevole ch'egli conteneva con tutte le sue forze. Gioconda rispondeva appena, curvata sotto un pensiero troppo grave. Era il pensiero di Lillia? era il pensiero dell'appuntamento?
Stava con Lillia l'intero giorno, giuocava, con Lillia, conduceva a spasso Lillia, e non vedeva che sua moglie era o accasciata da una noia indicibile o circondata da un nugolo di corteggiatori, alcuni dei quali pericolosi? Che aveva? Che pensava? Interrogò discretamente Gioconda, e non ne capì nulla.
È molto, convenne Ariberto. Ma la tua famiglia oggi è la contessa, è Lillia. Ho torto, ripetè Folco, Ma non ho torto sempre. Stammi ad ascoltare. Gioconda che è venuta meco a Perugia, sa bene, quanto me, quali sono state le conseguenze del matrimonio; per darle il mio nome, ho distrutto ogni cosa, ho abbandonato famiglia e amici, e citt
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca