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Aggiornato: 28 ottobre 2025
Quel folleggiamento durò fino alle due del mattino, quando il principe di Lavandall venne a rilevare Vitaliana dandole il braccio per passeggiare nei saloni, nella stufa illuminata di tratto in tratto con fuochi elettrici. Il principe la introdusse in seguito, per farla respirare un po' in disparte, in un piccolo boudoir, la di cui porta era chiusa, e dove quattro persone giuocavano.
La conversazione fu interrotta dall'entrata precipitosa di un domestico che rimise al principe una carta di visita. All'istante sclamò il principe. M. di Linsac ò bisogno di parlarvi. Vogliate aspettarmi o ritornare fra due ore. Ritornerò, principe disse Sergio, salutando ed uscendo. Il principe di Lavandall entrò nella sua camera per indossare una redingote, poi si recò al salone.
Una circostanza però gli porse ben presto il filo di Arianna del mistero che lo investiva. Dopo la cessazione delle feste e la partenza della vecchia principessa, la calma rientrò nel castello di Lavandall. E' non vi risuonava oggimai che una voce: quella del conte Alessandro.
È da molto che conoscete il principe di Lavandall? L'ò visto stasera per la prima volta. Ma e' mi sembra che noi fossimo amici da dieci anni. Egli è il solo uomo che io mi abbia distinto qui. Davvero? Sì: e convenitene pur voi. Il signor di Lavandall ed il signor Kormoff sono qualcuno qui: noi siamo il genere umano chiunque! Si sente che sono di gi
Mentre il principe ed il conte rispondevano volgendosi verso il dottore, il duca di Balbek prendeva le carte soffiandosi previamente il naso. Vitaliana, però, che aveva gli occhi sopra di suo marito al pari del principe di Lavandall, probabilmente rimarcò qualche cosa cui non comprese. Perocchè, volgendosi al principe, le dimandò a voce bassa: Che fa egli dunque?
E ciò dicendo chiudeva l'uscio del suo salone in faccia al duca. Alle cinque, Adriano entrava nel gabinetto del principe di Lavandall. Signor conte disse il principe di Lavandall voi siete cugino della duchessa di Balbek. Venite altresì in nome di lei?
Allora il principe di Lavandall, munito di pieni poteri dal principe di Tebe ed autorizzato dal conte di Nesselrode, si presenterebbe a lui e negozierebbe la vendita delle carte tanto sospirate. Questo piano infernale doveva avere uno scioglimento imprevisto. Ma s'insistè; e si raddoppiò anzi di accanimento.
Il conte Alessandro era ritornato in Russia. Egli aveva ricevuto il giorno stesso un dispaccio del conte di Nesselrode, che lo chiamava, a nome dello Tzar. Questa partenza aveva forse deciso il principe di Lavandall a lasciar Maud sola oramai nella sua residenza di Saint-Germain.
Sarah si precipitò verso la sua padrona e la rialzò. Maud era morta... Qualche giorno dopo, il Corsaire scriveva: «Noi eravamo ben ragguagliati sulla situazione mentale della giovane principessa di Lavandall. Ella si è suicidata colla macchina elettrica. La si dice vittima di un amore disperato.»
Il tatto di quella mano di donna amata calmò il principe. Egli non pronunziò una parola e s'inebriò degli sguardi druidici di Maud la quale, a sua insaputa lo magnetizzava. Il palazzo di Lavandall ove il principe non era atteso, dovendo egli partire per la Svizzera uscendo di chiesa era quasi vuoto. Pietro condusse la sposa nei suoi appartamenti e chiuse la porta. Le otto scoccavano.
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