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«Questi sciaurati». Questo vocabolo è disceso dall'antico costume de' gentili, li quali nelle piú lor cose seguivano gli augúri, cioè quelle significazioni che dal volato e dal garrito degli uccelli, qual buona e qual malvagia, secondo le dimostrazioni di quella facultá, scioccamente prendevano; laonde quelli che malo augurio avevano, erano chiamati «sciagurati»; il qual vocabolo oggi appo noi suona «sventurati». «Che mai», cioè in alcun tempo, «non fur vivi», quanto è ad operazioni spettanti ad uomini, li quali si dican vivere. «Erano ignudi»: questo medesimo si può dire di tutti i dannati, i quali non solamente son privati di vestimenti, ma di consolazione e di riposo; «e stimolati molto», trafitti, «da mosconi e da vespe, ch'eran ivi», cioè in quel luogo. «Elle», cioè i mosconi e le vespe, «rigavan lor di sangue», il quale delle trafitture usciva, «il volto». Chiamasi la faccia dell'uomo «volto», in quanto per quella il piú delle volte si discerne quello che l'uom vuole: e cosí si diriverá da «volo vis», che sta per «volere». «Che mischiato di lagrime, a' lor piedi, Da fastidiosi vermi era ricolto», questo sangue mescolato con le lagrime de' miseri cattivi.

accender ne dovria piu` il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s'unio. Li` si vedra` cio` che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per se' noto a guisa del ver primo che l'uom crede. Io rispuosi: <<Madonna, si` devoto com'esser posso piu`, ringrazio lui lo qual dal mortal mondo m'ha remoto.

La quarta ha nome Talia, cioè capacitá, quasí come l'uom dicesse «Tithonlia», cioè «pognente cosa che germini». La quinta si chiama Polimnia, quasi «poliumneemen», cioè «cosa che faccia molta memoria»; percioché noi diciamo che, dopo la capacitá, è necessaria la memoria.

3 Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia contra natura e sia di Dio ribello, che s'induce a percuotere la faccia di bella donna, o romperle un capello: ma chi le d

Ei viene, egli si avanza; Ha in cor la luce, l'avvenir sugli occhi! Non firmamenti, o báratri Ma le tende de l'uom son la sua stanza. Voi, che in abietto e vile Ozio distesi, il turpe viver molle Annoverate dal fuggir de l'ore, Schiavi imbelli del core Vostro e d'altrui, larve patrizie, all'opra! Tal giudice v'è sopra, Che a nulla mai quanto a l'oprar perdona. del ceruleo sangue Vi giover

59 Quel che più fa che lor si inchina e cede ogn'altra gemma, è che, mirando in esse, l'uom sin in mezzo all'anima si vede; vede suoi vizi e sue virtudi espresse, che a lusinghe poi di non crede, a chi dar biasmo a torto gli volesse: fassi, mirando allo specchio lucente se stesso, conoscendosi, prudente.

Altro non si vedea che un cacciar sotto ed una sbrigliatezza di mal frutto: era un sciocco l'uom giusto, il savio matto; non era ben parlar, ma lo star quatto. Pur nondimeno il secolo era quello detto universalmente «illuminato»; ma il male antico era anche mal novello, ed accresciuto ad esser smisurato.

L'Agnetta è quello stesso che, finita la campagna del 1860, ebbe un duello col Generale Bixio al quale si presentava per ordine di Garibaldi, in conseguenza di un violento diverbio che ebbe luogo il 30 maggio nella chiesa di S. Giuseppe. Son le tue zolle sante, ed i tuoi colli Templi, ove l'uom che ne respira l'aura Se non risente dignit

E io li aggiunsi: <<E morte di tua schiatta>>; per ch'elli, accumulando duol con duolo, sen gio come persona trista e matta. Ma io rimasi a riguardar lo stuolo, e vidi cosa, ch'io avrei paura, sanza piu` prova, di contarla solo; se non che coscienza m'assicura, la buona compagnia che l'uom francheggia sotto l'asbergo del sentirsi pura.

Ma quella reverenza che s'indonna di tutto me, pur per Be e per ice, mi richinava come l'uom ch'assonna. Poco sofferse me cotal Beatrice e comincio`, raggiandomi d'un riso tal, che nel foco faria l'uom felice: <<Secondo mio infallibile avviso, come giusta vendetta giustamente punita fosse, t'ha in pensier miso;