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Aggiornato: 4 giugno 2025
Si trovano pure soggetti tratti da Dante, dipinti da vari maestri in molte chiese, come ad esempio l'Inferno ed il Paradiso dell'Orcagna, nella cappella degli Strozzi in Santa Maria Novella.
Ma, siete risoluta davvero? disse quindi. Sì, non morrò senza pena, il confesso, ma non esiterò. Don Francesco passeggiò qualche tempo; poi arrestandosi: Ma colui, mormorava, come potrei soffrire di vederlo? E chi vi costringe a vederlo? L'inferno vuole ch'ei sia mio.... mio cugino.... sì.... dunque vi è questo riconoscimento di mezzo....
Ma per Emma non era solo l'Inferno di Dante, che fosse un libro galeotto. Lo erano tutti quanti, o per essere più precisi, vi era in tutti una pagina galeotta; quella cercata, quella letta e riletta con crescente fascino, con insaziata curiosit
Lo credo, Marco, esclamò il conte rabbonito, tu mi sei affezionato e fedele, lo credo, ma ora non mi puoi far nulla. Ho l'inferno nel cuore, la confusione nella testa, sono malato. Ma di una malattia non incurabile signor conte: disse Marco moderando la voce, penso io a guarirla. Lei ha bisogno di cambiare un po' d'aria, d'abbandonare per esempio Milano e fare una gita al suo castello di Magenta.
Il cortile di questa dava l'esattissima idea del vestibolo del l'Inferno di Dante; non mancavano le diverse lingue, le favelle orribili, le voci alte e fioche di chi dava schiarimenti, di chi chiedeva informazioni, di chi narrava i fatti del giorno innanzi, nè mancò il suon di mani, quando comparve la nobile figura di Garibaldi sorridente più dell'ordinario.
Dunque fia ver, come diceva Aletto, Ch'a prò di Rodi il Correttor superno Aggia per la vittoria un duce eletto? E costui fa de' Turchi un tal governo? Vederlo io vuò; quinci riarsa il petto E gonfia di furor lascia l'inferno, E vien de l'aria a contristare il lume, E sopra Rodi al fin ferma le piume.
Ohimè! sclamò il conte, traendo un sospiro dagli stivali, voi dovete sapere ch'io m'ebbi la mala ventura di unirmi in matrimonio ad una di quelle figlie di Satana che l'inferno vomita sulla terra per la disperazione dei mariti.... Non vi dirò quale sia stata la mia esistenza nei due anni che ho vissuti con lei... Ho vegliato sotto un'incudine, ho dormito sovra una graticola rovente.
E non ci è altra porta che gli conduca ad vita se non questa. Ècci la porta larga che gli mena a l'etterna dannazione; e, come ciechi, non pare che veggano la loro ruina, che in questa vita gustano l'arra de l'inferno. Però che in ogni modo ricevono pena, desiderando quello che non possono avere. Non avendo, hanno pena, e se e' perdono, perdono con dolore.
Le ore per lui si svolgevano lente e terribili, come quelle del delinquente che aspetta il giudizio degli uomini. Ma in quella meditazione, fosca e lugubre come l'inferno, traluceva di quando in quando un raggio di paradiso.
Che sia maladetto mio padre e la mia madre e la mia balia che non mi soffocorno quando nacqui, per venire a tal punto! Ah, vita mia! Dove debbe essere or quel boccolino? Se tu 'l sapessi, di tanta disgrazia, l'avresti pur per male. Oimei! O Lúcia! Oimei! M'han rotto un braccio. Oimè! la testa. Mi strozzan tuttavia. Sono a l'inferno, in mezzo al fuoco. PILASTRINO. È pure andata netta.
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