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Aggiornato: 21 maggio 2025
Juan de la Cruz il valoroso comandante dei matreros, dopo d'aver pulito il suo coltello sugli stivali¹ e dopo d'avere scosso il suo poncio² dalla pioggia, fu il primo, a richiesta dei Legionari a rompere il silenzio comandato dalla fame, e a raccontare per passare il tempo, il modo in cui aveva vissuto per molti anni l'errante sua vita, e come avea potuto disciplinare quegli indipendenti selvatici, ed insoffrenti di qualunque dominio, come lo Stallone de Las Pampas.³
Io che l'errante macchina danzare, per quel dolce concento, vidi al moto universal e poi particolare, di quei legami tutto mi riscuoto, come colui che lungo indugio annoi, dovendosi asseguir qualche suo voto. Concordantia. Deus noster gloriosus omnia in numero, pendere et mensura creavit.
A lui cosí dirai tua ragione: O grave maestro, cui piacciono le centomila ricantazioni de' lamenti ovidiani, colui che m'ha fatta, sappilo, non somiglia l'errante modellatore lucchese: egli non mi foggiò di fragile gesso nella forma cavata da un altro, perché l'ignaro moltiplicasse le copie! Sono rozza, ma scolpita sul vivo; deforme, ma forte; sono un ente di piú nella natura.
45 Or tornando a colei, ch'era presaga di quanto de' avvenir, dico che tenne la dritta via dove l'errante e vaga figlia d'Amon seco a incontrar si venne. Bradamante vedendo la sua maga, muta la pena che prima sostenne, tutta in speranza; e quella l'apre il vero: ch'ad Alcina è condotto il suo Ruggiero.
Diritta e bianca sorge in sul cammino Arido e triste della vita umana, Fragile come un fior di gelsomino, Eppur dotata di potenza arcana; Soave qual chi ancor ride al destino Ma altera come l'errante Dïana. Dalle svelte sue forme arrotondate, Dallo sguardo, un olir voluttüoso D'acri gioie imminenti ed aspettate Spira, desìr sotto le nevi ascoso.
Un cribro in mano la dongella tiene, d'acqua ripieno, e goccia non si versa, che di la turma luntanata viene, gridando forte: Non far, alma persa, non far; se 'l fai, tu sol n'avrai le pene, ché non sai quella via quant'è perversa. Ma qui piuttosto volge a la man destra, che da l'errante volgo altrui sequestra. A la cui voce giá lo entrato piede ritrassi al modo di chi un serpe calca.
Donnino, che gli tenne dietro così di lontan via, lo vide a gran passi traversare la campagna, e poi ben tosto il perdette di vista, e tornando al casolare, ne contava fra meraviglia e paura, le smanie, l'agitazione, esclamando: Deve aver le lune ben a rovescio». Altro che lune! era un demonio, col quale in cuore Ramengo continuò l'errante corso.
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