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Aggiornato: 8 giugno 2025
E Vincenzo, che non vedeva l'ora di sottrarsi agli sguardi del padre e delle sorelle, aveva portato quasi di peso il cugino in camera, e l'aveva fatto coricare. Sfinito, in uno stato di prostrazione, vicino a svenire, Vicenzino sorrideva come un estatico. Poco dopo Vincenzo gli domandò: Come stai? Sono felice, susurrò l'ammalato.
Furono venti giorni di vero martirio per la povera figliuola; e quello che le dispiaceva di più, era vedere che nè la madre nè Graziella davano segno di vita, mentre l'ammalato domandava nel delirio continuamente di loro.
Risultato ultimo d'una discussione filosofica. Da molti giorni Ernesta non era uscita di casa. Ti ammalerai aveva detto il cieco, perderai il roseo delle guancie, ed io non potrò nemmeno accorgermene per dirti: «cattivella, vedi!» Quel pomeriggio l'infermiera si arrese, accettò di scendere in giardino a fare una passeggiata, a patto che il dottor Agenore rimanesse a tener allegro l'ammalato.
Nel giorno successivo, quando il dottore venne a visitare il suo ammalato e gli ebbe toccato il polso, fu l'ammalato che toccò il polso al dottore e gli disse sottovoce, perchè Ernesta non intendesse: oggi no, Agenore, oggi no.
L'altro giorno, mentre i dottori mi esaminavano, lo vidi dallo specchio: non s'accorgeva d'essere guardato, e teneva le mani strette l'una nell'altra, e tendeva il capo verso di noi, respirando a fatica, come se l'ammalato che aspettasse il giudizio dei medici fosse egli stesso!...
Ma, disse sommessamente don Francesco a suo padre, è conveniente ch'egli oda?... Oh sì! rispose l'ammalato ad alta voce: io lo voglio! D'altronde egli è della famiglia. Ma che avviene? domandò il cavaliere di Malta, accostandosi al letto. Lo vedete, disse il duca con un tristissimo sorriso: sto per morire.
L'ammalato, per buona ventura, non se ne accorse: pareva assorto in profondi pensieri; e, stese le mani, stringeva con l'una quella del suo maggior figliuolo, posando l'altra sulla bionda testa del minore. Damiano nutriva ancora in cuore un poco di speranza.
Il padre ebbe il tifo, fu in pericolo di vita, la figliuola lo vegliò per dieci notti, gli prestò le cure più minute, senza segno di fatica; ma la premura dolce ed amorosa che consola l'ammalato, il sorriso di affetto, gli occhi umidi e commossi, l'ansia del core che si dipinge sul viso, mancavano in lei. Ai ventun anni soltanto le venne dato il conto della sua dote.
Il Duca, col cuore stretto da un'angoscia profonda, sedette appiè del letto, su una seggiola che la vecchia gli aveva premurosamente recata. Salutò l'ammalato, e cercò d'intavolare qualche frase di conforto e di speranza. Ma non proseguì. L'occhio di Drollino s'era repentinamente fissato su di lui con una forza così intensa di divieto che il Duca smarrì il filo del discorso, e tacque.
Ma se colla respirazione artificiale si riesce in tempo a ravvivare la circolazione ed a mantenerla per un tempo sufficiente, il curare si elimina per le vie ordinarie e l'ammalato guarisce.
Parola Del Giorno
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