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Aggiornato: 12 giugno 2025
L'inferma, antica genitrice ognora Benediceva a te con grande affetto, Perchè al minor fratello ed alla suora D'alta amicizia andar godevi stretto: Furono a Giulio giovincello ancora Quai di padre tue cure e il tuo precetto, Ed amai Giulio perocch'ei t'amava, E l'alma tua del nostro amor brillava.
65 Pregar non val, né far di premio offerta, che lo voglia lasciar quindi partire. Il disperato, poi che vede certa la morte sua, né la poter fuggire, ai circostanti fa la cosa aperta; né la seppe costei troppo coprire. E così quel che fece agli altri spesso, quel buon medico al fin fece a se stesso: 66 e sequitò con l'alma quella ch'era gi
Così moría l'alma implacata. Al Sole, Che al meriggio splendea limpido e caldo, Lucifero parlò: Re de la luce, Odimi. O sia che il bruno orbe tu chiuda Entro a un mare di fiamme, onde le negre Cime dei monti tuoi sorgono, e d
XXII. Al Colonnello Luca Antonio Poi che rea sorte ingiustamente preme voi, ch'alto albergo sete di valore, sento, spirto gentil, un tal dolore, che con voi l'alma mia ne giace insieme. L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, di non poter mostrar nel riso il core, a voi, cui bramo con perpetuo onore, piacer servendo, insino a l'ore estreme
Finita la prima cabaletta, dai palchi e dalla platea insorgono dei fischi.... Attila corre furioso tra le quinte, strappa il vaso dalle mani della moglie e ponendoselo alla bocca, assorbe d'un fiato la broda rappresa, quindi si slancia al proscenio colla spada in pugno per urlare di nuovo: Vedrai se pavido Io l'alma arretro Se un Nume vindice La patria avr
Fa che lievi me ancor: poco gli nuoce che porti il corpo, poi che porta l'alma. E con le braccia e con le vesti segno fa tuttavia, perché ritorni il legno.
Non dubitare; siamo quasi alla fine del nostro viaggio. Eccoti l'alma Corsenna, che s'affaccia alla svolta. Vedi quel torrione l
Fornito il dir, de l'essecrabil spada Pon l'else in terra, e con crudel furore Sovra lei s'abbandona, e fa che vada L'orrida punta a ritrovarle il core; L'alma, che se ne uscì per l'empia strada, Le guancie asperse di mortal pallore, E quegli occhi ammorzò, ch'al mondo furo Lampi di viva luce, un nembo oscuro.
O mia Diva, o mio amor, se del tuo amore e se del tuo favor tanto cortese sarai a l'alma mia, che le mie rime s'ergan sopra l'invidia, e i miei pensieri sian pensier di letizia, in su la foce del Formion, l
FILOCRATE solo, FRONESIA. FILOCRATE. Di quanto amaro, Amor, temprasti il mele! di quanto assenzio che, per farmi al mondo unico esempio d'ogni sventurato, gustar mi festi! Ahi! Qual veleno e tòsco nel core i dolci frutti recato hanno! Di quanto fel, di quanto acerbo ed acro opprimen l'alma! Oimè, lasso!
Parola Del Giorno
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