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Aggiornato: 28 giugno 2025
La strada fu lunga e faticosa per l'ardua salita, ma la buona compagnia, l'aria fresca ed elastica e l'aspetto pittoresco e variato del paesaggio me la fecero sembrare agevole e breve. Strada facendo aveva chiesto dove s'andava, e l'Agata mi aveva risposto: Andiamo a fare un po' di bene... ve ne dispiace? Ne sono contentissimo, e ne sento bisogno io che faccio tanto sovente del male.
Mi ricordo d'un giorno che la Rosa essendo occupata nella stanza, l'Agata sentì un pipilare smanioso nel cortile, e se ne mostrò inquieta. Per tranquillarla scesi al pollaio, e vidi che il cibo mancava.
L'Agata non poteva piacermi, e per giunta era vestita come una bambola di Norimberga, senza grazia nè moda, e non poteva reggere al confronto delle signorine eleganti di Milano, alle quali erano avvezzi i miei occhi.
Ma la conferenza dei testimoni che si protrasse a tarda notte non sapeva trovare uno scioglimento che appagasse ogni esigenza, quando l'Agata manifestò modestamente il suo parere.
Un dopo pranzo mi riscaldavo al fuoco del mio focolare deserto, quando udii che picchiavano all'uscio. La Rosa corse ad aprire e mi apportò un viglietto. L'Agata m'invitava a nome de' suoi genitori a passare il Natale con loro, e aggiungeva che c'era un posto anche per la Rosa, fra la Menica e Martino, quel giorno nessuno dovendo star solo. Bitto non aveva bisogno d'essere invitato, avendo sempre conservata la sua abitudine di pranzare in casa Bruni. Tale invito era un omaggio alla scuola rurale, rappresentata dalla mia piccola famiglia colla triade del maestro, la donna ed il cane: cioè la mente ed il cuore che insegnano.... e la bestia che ascolta. Era qualche tempo che non passavo un'intiera giornata in quella eccellente famiglia, e il giorno di Natale entrai in casa Bruni con l'animo lieto e riconoscente dalla costante e cortese amicizia. Essi mi accolsero come un fratello, con cordiale domestichezza, scambiando i più sinceri auguri di felicit
L'Agata era troppo buona per aver l'intenzione di pungermi sul vivo, tuttavia ogni qual volta mi metteva al confronto cogli altri animali, io figurava sempre al di sotto della bestia... Non potevo sopportare in pace ogni attacco, nè dissimulare la mia stizza, ed essa, invece di mostrarsi dolente del mio dispetto, pareva si godesse. Alla fine, convinto dalle sue dimostrazioni che gli uomini hanno meno attitudine delle donne per mettere in ordine una casa, la pregai di volermi assistere come una buona sorella, incaricandosi di completare le mie disposizioni e di compiere l'opera che sembrava troppo superiore alla mia capacit
Ora confesso che non solo m'ero offeso, ma dentro di me avevo giudicato l'Agata una saccentina sconclusionata, incapace di dare un giudizio apprezzabile sopra un simile lavoro. Dissimulai la stizza dell'amor proprio oltraggiato, e presi le mie misure in segreto per ottenere un giudice competente.
Parola Del Giorno
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