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Aggiornato: 24 giugno 2025
Sarebbe ben cosa necessaria che questi ducati fossero con diverse imprese segnati, a differenza degli altri, ed anco differenti di peso; come sarebbe, in compartirli, che n'andassero in numero 69 alla libra, e valerebbe ciascun di essi lire 12 imperiali, che tutti ascenderebbono alla somma di lire 828; e vi entrano in corrispondenza once 138 d'argento fino, che, a lire 6 per oncia, fanno l'istessa somma di lire 828.
AMASIO. È nobile e ricco quanto voi; bello non dico quanto voi, ché voi avanzate l'istessa bellezza. LIDIA. Voi sète tanto bella che mi contenterei esser bella quanto voi. AMASIO. Ma è tanto bello che voi poco anzi l'avete lodato. LIDIA. Dove abita? AMASIO. Poco lungi da vostra casa. LIDIA. Sa egli che amo altri? AMASIO. Sí bene; e i suoi dolori e i cigli sono pari ad una bilancia.
Poco dopo reclinò la fronte, e si addormentò, d'un sonno leggero e dolce, come un bambino. Ah, se quel sonno avesse potuto ristorarne le forze! Ma quel discorso aveva profondamente contristati gli amici. Che significava quel senso di rinunzia a tutto ciò che fino allora aveva animato, quasi tenuto in vita il signor Almirante? Non forse l'istessa rinunzia alla vita?
Che dite mai?» soggiunse Sant'Aubert, uscendo dalla sua meditazione; e Voisin ripetè l'istessa protesta. Sant'Aubert non potè trattenere una specie di singulto; ma quasi avesse voluto evitare le osservazioni, domandò prontamente a Voisin da quanto tempo abitasse quel paese. «Quasi dalla infanzia,» rispose l'ospite. Vi rammentate voi della defunta marchesa?» disse Sant'Aubert con voce alterata.
Un giorno ne farò le mie vendette. Ma perché usate meco sí piacevoli parole? devete aver bisogno di me. Tutta la notte v'ho inteso suspirare, non so se da amore o da umore. Ditemi, che avete? PIRINO. All'infermo dá piú noia l'aver a raccontare a ciascun la sua infirmitá, che l'istessa febre. Se lo sai meglio di me, perché farmelo dire?
DULONE. Dubito che non siate come quello che dorme, che sempre sogna quel che desia, e desto poi trova il contrario; ma il giorno avete la mente cosí ripiena dalla sua imagine che la notte pur al buio vi par di godere l'istessa bellezza. Però vi dovreste risolvere di vederla ben di giorno e non starne con l'animo cosí dubioso. ERASTO. Se potesse essere saria giá fatto.
E per far vedere ch'anche lui era in giorno di queste cose, si messe a raccontare come fossero stati uccisi il tal campiere, il tal pastore, il tal contadino, fucilati i due della borgata di Roccamena, per non aver voluto badare ai fatti loro; e per l'istessa ragione costretti a snocciolare grosse somme tizio e sempronio, ricchi proprietari; come al fattore di Marcatobianco, che una notte aveva lasciato fuori senza pane e senz'orzo compare Ciccio Raja, avessero fatto lo smacco di rubar due mule e sette cavalle, tra cui la famosa Bordellina, la cavalla morella che ora cavalca don Peppino.
Poco dopo tornò, conducendo sua figlia, giovine di amabilissima presenza. Emilia intese da lei ciò che non aveva ancora sospettato, cioè che, per dar ricovero a loro, bisognava che parte della famiglia cedesse i suoi letti. Si afflisse di questa circostanza; ma Agnese, nella sua risposta, mostrò la medesima buona grazia e l'istessa ospitalit
Non si vedeva un'anima: lo stradale che si stendeva lungo e bianco fra' maggesi neri di grano marzuolo era deserto; l'istessa casa, con una fila di piccole finestre quadrate dall'imposte rosse chiuse ermeticamente dietro l'inferriate, pareva deserta. Compare Peppe, disse il fattore, non vogliamo prendere un boccone? Prendiamo un boccone, su Mariano. Smontarono.
LECCARDO. Anzi la fortuna s'è incontrata con te senza saper chi fussi, e tu senza conoscerla ti sei incontrato con lei. DON FLAMINIO. Che m'apporti? LECCARDO. Le vesti, le gioie e l'istessa Carizia: piú di quel che m'hai chiesto e sapresti desiderare. DON FLAMINIO. Perché dicivi di no?
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