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Aggiornato: 2 giugno 2025
Il duca Prospero li ebbe subito raggiunti, e salutata affettuosamente Maria, che rispose con un cenno del capo, entrarono insieme nel giardino. Abbracciate vostra moglie disse don Gregorio al duca, che lo interrogava cogli occhi essa vi ha perdonato.
Perchè non eravamo che alla titillazione del sistema. Ci aspettavano ben altre sorprese. Costantino Lazzari si era seduto, come al solito, tra due brande senza dire una parola. Egli si teneva come isolato. Non aveva confidenza in alcuno e nel suo angolo era il suo mondo. Se qualcuno lo interrogava, rispondeva come un mastino irritato.
Il giovane, incoraggito, lo interrogava alla sua volta intorno a questo o a quel Sovrano o personaggio della storia contemporanea e ne traeva notizie curiosissime e ritratti compendiati in pochi tocchi sagaci e pieni di colore. Finito il passeggio, buona notte signori: ognuno entrava nella sua tenda fino al domani.
Il vecchio congiurato vedendo non potere entrare, nè essendo fino ad ora riuscito a parlare con Rinaldo, tanto spinse che gli si accostò, e presolo pel lembo della cappa lo costrinse a voltarsi. «Che volete?» interrogava severo il Conte. «Conte, rammentatevi che secondo le regole non dovrebbe vivere...» «A questo penso io; così voi aveste pensato al vostro incarico!»
Paolo la interrogava spesso per conoscerne l'anima. Egli tentava di far risuonare tutte le corde, per sentire l'armonia di quel cuore. Ma l'anima era dura e il cuore senza musica. Nulla vibrava in quella fanciulla.
Ti affliggerei, scrivendoti. Tu puoi dirmi tutto, lo sai. Non ho da dirti nulla. Anche quando si vedevano, la conversazione si rallentava fra loro. Prima, Clara si interessava a tutta l'esistenza di Giovanni lasciandosi narrare le sue noie e le sue soddisfazioni: adesso, ella non lo interrogava più. Se egli voleva dirle qualche cosa, lo ascoltava, ma con gli occhi velati, quasi non intendendo.
Si udivano i colpi delle scuri nella foresta e si vedevano le spire del turno salire tra gli alberi. La colonia dei carbonai ci salutò. Federico interrogava i lavoratori intorno all'andamento delle opere, li consigliava, li ammoniva, osservando con occhio esperto i fornelli. Tutti stavano davanti a lui in attitudini di reverenza e lo ascolvano attenti. Il lavoro d'in torno pareva esser divenuto più fervido, più facile, più giocondo, come il crepitio del fuoco efficace. Gli uomini correvano qua e l
Il povero ragazzo era lacero e malaticcio. Gli avevan dato una cabina nella seconda classe. Tutti lo guardavano; qualcuno lo interrogava: ma egli non rispondeva, e pareva che odiasse e disprezzasse tutti, tanto l'avevano inasprito e intristito le privazioni e le busse.
L'amico ch'egli aveva poc'anzi pregato di rimanere a sua disposizione era sulla soglia ad aspettarlo e lo interrogava con lo sguardo. Senti gli disse l'Arconti credi che ci voglia più coraggio a battersi in duello o ad affrontare una massa d'operai ammutinati? Ad affrontare gli operai, non c'è dubbio. E quale delle due imprese stimi più utile, più degna d'un uomo? E puoi chiederlo?
Ella aveva pianto, la prima volta che le parlò così; ma, peggio, egli non si era accorto di quel pianto. Da allora, si era rassegnata a subire tutte le interminabili e tristi passeggiate nella campagna romana, senza parlare che quando lui la interrogava. Moriva di freddo e di tristezza, ma soffriva tutto questo per amore di Paolo. Quando rientravano in citt
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