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Aggiornato: 26 giugno 2025


Ad un occaso quasi e ad un orto Buggea siede e la terra ond'io fui, che fe' del sangue suo gia` caldo il porto. Folco mi disse quella gente a cui fu noto il nome mio; e questo cielo di me s'imprenta, com'io fe' di lui; che' piu` non arse la figlia di Belo, noiando e a Sicheo e a Creusa, di me, infin che si convenne al pelo;

63 Fa lunghi i passi, e sempre in quel di dietro tutto si ferma, e l'altro par che muova a guisa che di dar tema nel vetro, non che 'l terreno abbia a calcar, ma l'uova; e tien la mano inanzi simil metro, va brancolando infin che 'l letto trova: e di l

Maremma non cred’ io che tante n’abbia, quante bisce elli avea su per la groppa infin ove comincia nostra labbia. Sovra le spalle, dietro da la coppa, con l’ali aperte li giacea un draco; e quello affuoca qualunque s’intoppa. Lo mio maestro disse: «Questi è Caco, che, sotto ’l sasso di monte Aventino, di sangue fece spesse volte laco.

«Figliuol mio», disse, «infin quivi ti tira», additandomi un balzo poco in sùe che da quel lato il poggio tutto gira. mi spronaron le parole sue, ch’i’ mi sforzai carpando appresso lui, tanto che ’l cinghio sotto i piè mi fue. A seder ci ponemmo ivi ambedui vòlti a levante ond’ eravam saliti, che suole a riguardar giovare altrui.

quant'e` dal punto che 'l cenit inlibra infin che l'uno e l'altro da quel cinto, cambiando l'emisperio, si dilibra, tanto, col volto di riso dipinto, si tacque Beatrice, riguardando fiso nel punto che m'avea vinto. Poi comincio`: <<Io dico, e non dimando, quel che tu vuoli udir, perch'io l'ho visto la` 've s'appunta ogne ubi e ogne quando.

13 A quattro o sei dai colli i capi netti levò Ruggier, ch'indi a fuggir fur lenti; ne divise altretanti infin ai petti, fin agli occhi infiniti e fin ai denti. Concederò che non trovasse elmetti, ma ben di ferro assai cuffie lucenti: e s'elmi fini anco vi fosser stati, così gli avrebbe, o poco men, tagliati.

Maremma non cred'io che tante n'abbia, quante bisce elli avea su per la groppa infin ove comincia nostra labbia. Sovra le spalle, dietro da la coppa, con l'ali aperte li giacea un draco; e quello affuoca qualunque s'intoppa. Lo mio maestro disse: <<Questi e` Caco, che sotto 'l sasso di monte Aventino di sangue fece spesse volte laco.

Molti son li animali a cui s’ammoglia, e più saranno ancora, infin che ’l veltro verr

perché non è in loco e non s’impola; e nostra scala infino ad essa varca, onde così dal viso ti s’invola. Infin l

Tu mi stillasti, con lo stillar suo, ne la pistola poi; ch’io son pieno, e in altrui vostra pioggia repluo». Mentr’ io diceva, dentro al vivo seno di quello incendio tremolava un lampo sùbito e spesso a guisa di baleno. Indi spirò: «L’amore ond’ ïo avvampo ancor ver’ la virtù che mi seguette infin la palma e a l’uscir del campo,

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