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Aggiornato: 15 giugno 2025
La inferriata del carcere stride sui cardini e si rinchiude subito alle spalle d’un lugubre corteo. Un improvviso mormorìo generale cresce in frastuono assordante. Algoziri e ministri di giustizia a cavallo, con verghe nelle mani, seguono lentamente, misuratamente il regio stendardo rosso, e precedono la Compagnia dei Bianchi associante il reo, legato sopra un carro. Granatieri con baionetta in canna, o, secondo i tempi, alabardieri e soldati a cavallo, formano steccato e controsteccato impenetrabile alla folla sterminata, che pallida, allibita, ma sempre curiosa, non rinunzia al vecchio spettacolo. Le forche si levano alte in ragione della gravit
Era alto, con una finestrolina sopra la porta che riceveva la luce scialba del corridoio chiuso e largo poco più della tana. Per vederci malamente, dovevo stare cogli occhi alla inferriata. Nessuno dei miei compagni fiatava. Si capiva che attraversavano anche loro il momento della prostrazione. Sentii Chiesi che domandava a Fritz come stava. Bene, grazie. Nacque subito il dialogo.
Odo, adesso, il tic-tac lento d'uno di quelli orologi a stipo che si vedono tuttora nei monasteri e pare che quasi siano lì per accompagnare col cadenzato lor ritmo le preghiere borbottate, o un canto lieve. A poco a poco, guardando dentro per la inferriata, gli occhi miei s'avvezzano a penetrare quelle ombre che prima m'erano sembrate così tenebrose.
La finestra, dietro il palazzo, dava in una viuzza nascosta da un vivaio di sempreverdi: aveva una inferriata a mandorla, che permetteva appena una stretta di mano, e quando Lalla si appoggiava sui regoli, Sandro, più bianco d'un panno lavato, le baciava in estasi i bei ditini, senza più sapere in che mondo si fosse! Quelle ore erano la vita, la felicit
Orsù, egli non c'è tempo da perdere; disse Antonio Porro. Madonna, vi prego, annodate le lenzuola del letto, il copertoio, quanto vi capita alle mani. Io faccio la via. E si volse alla finestra dell'anticamera di Galeotto, nella quale si erano in quel trambusto ridotti. Una inferriata diritta ne chiudeva il vano.
Attraverso la rete di sbarre della duplice inferriata che separa da' visitatori l'antico e privilegiato gratino della badessa, da una penombra uguale, ove qualcosa di bianco s'agita un poco, trema un fievole sospiro. Che ha? riprende la voce nella penombra. Gli anni. Ottantasette, figlio. È un po' sorda: non può parlar più troppo, e ci fatica a scendere quaggiù. Segue un silenzio.
Guardando traverso la inferriata vide intorno una tavola un gruppo di carbonai, che passavano il tempo, secondo che fecero i loro padri, ed i più tardi nepoti loro faranno, bevendo e giuocando, in onta agli sforzi poco lodevoli del Padre Matteo lo apostolo della temperanza.
Col dorso verso la torricella, dalle finte finestre, che usciva da un angolo dell'edificio, vedevamo un largo verde di Capra Zoppa. La torricella era triste e ci ricordava che in essa erano le celle più orribili del reclusorio. Al lato opposto della porticina d'entrata del portico, è la muraglia con le finestruole a mezzaluna e a doppia inferriata, dietro la quale è una filata di cubicoli.
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