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Aggiornato: 2 giugno 2025


Si frantumi il mio cranio, con tutti i pennacchi delle sue lontane foreste, che sotto la luna han luccicori vanenti, e gorghi violetti, e sparse volute d'incenso, e fruscii più soavi del fruscio inebbriante di una gonna adorata che la mia mano tremando alzi come in sogno per la prima volta!... Dio d'odio e di follia, dammi la forza d'arrampicarmi fino alla cima!

Una giovine romea per quei verdi poggi va: altra mai casta e bella non fu vista viaggiar. Le scendea lunga la gonna sovra l'erbe della via; giú calato un cappellino i begli occhi le copría. Lei seguiva un cavaliere, la seguiva a fin di mal; ma per quanto si affrettasse, non potevala arrivar. A un olivo, presso un eremo, dopo tanto la fermò: essa allora a quella pianta benedetta si appoggiò.

Trasse la gonna, ed in farsetto uscìo; e le belle fattezze e il ben disposto corpo mostrò, ch'in ciascuna sua parte, fuor che nel viso, assimigliava a Marte.

N'era certa; da tre o quattro giorni non mangiava più. Un monello la tirò per la gonna, fuggendo con un largo sorriso sulla faccia sporca di fuliggine. Tina si raddrizzò sul parapetto collo sguardo incantato nella lontananza del fiume: era dunque passato molto tempo dacchè contemplava distrattamente l'acqua fuggire sotto l'arco del ponte?

Che sei, ribaldella? Sei la bellissima dagli occhi neri. Se io fossi pittore manierista, ti pingerei col pezzotto bianco, colla crocetta d'oro in collo, colla camicia e le bretelle delle coriste pastorali, colla gonna azzurra.... Ma tu sei la bellissima dagli occhi neri.

Ma questa non entrava sola, poichè quasi pestandole la gonna, seguiva il gesuita Gaudenzio, e dietro a lui, due malandrini, il di cui ceffo, benchè a met

Le quali a vederle reggersi colla punta delle dita un po' di gonna, tanto che i piedi ne uscissero scoperti fin sopra la noce; e col capo chino vezzosamente, strisciarne uno innanzi e l'altro volgere di lato, modeste, agili, rapidissime a fare da un lato all'altro le sale, dovevano essere un desìo; e quello era ballare davvero.

Di contr'a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia, che non move occhio per cantare osanna; e contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna, quando chinavi, a rovinar, le ciglia. Ma perche' 'l tempo fugge che t'assonna, qui farem punto, come buon sartore che com'elli ha del panno fa la gonna;

Nòve cose giammai non anti viste veggio fra quelle mura in un vallone, di urtiche, vepri, spine e lappe miste densato , che mai non vi si pone piede senza lacciarlo a l'erbe triste, e farsi, o voglia o no, di lor prigione; ma mi preme l'ira d'una donna, ch'io scampo e lascio a squarzi la mia gonna. «Fidelis Deus est qui non patietur vos tentari supra id quod potestis». PAUL.

NARTICOFORO. Che sfinge, che arpia, che Medusa con la testa crinita di serpenti! PANURGO. Assai piú difforme è quello che cuopre la gonna, che quello che appar di fuori. NARTICOFORO. Uhá, uhá, che orribil putore che vi ha lasciato: par che sia un putrido cadavere! O che pettuscolo niveo dove sta spaziando Venere con gli Amori!

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dell’esule

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