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Aggiornato: 2 giugno 2025


Tutto! esclamò Lidia ridendo. Che esagerazione! Appena un dito, se m'inchino.... Ma io non m'inchino.... E se ti siedi, colla gonna così corta, mostri le gambe fino al polpaccio.... Fino al polpaccio! ripetè Lidia arrossendo. Che esagerazione! Appena il piede fino alla caviglia....

Una grossa femmina, con la giacca di lanetta nera, il grembiale bianco e un fazzoletto rosso al collo, le si accostò: aveva in mano un mucchio di soldoni, mentre una bambinella le si attaccava alla gonna. Questa è la chiave, Vice', e questa è Fortuna. Bada alla casa e bada alla piccola. Gnorsì, ma' fece l'altra, senza muoversi.

28 ben che gonna faldiglia avesse; che venne avolta in un leggier zendado che sopra una camicia ella si messe, bianca e suttil nel più eccellente grado. Come Ruggiero abbracciò lei, gli cesse il manto: e restò il vel suttile e rado, che non copria dinanzi di dietro, più che le rose o i gigli un chiaro vetro.

Chi non la vede? Lei è una bellezza fresca, rosea, inzuccherata. Dal salone dell'albergo, cui corrisponde la sua camera, sento la sua gonna frusciare elettricamente, sento il suo uscio richiudersi, sento per un pezzo i suoi passolini. La cameriera infine reca fuori gli stivaletti, alti, traditori, tepidi, e li lascia proprio sulla soglia.

Indossava un abbigliamento studiato con arte. Avea le sue braccia stupende coperte solo di trina e di una trina larga, che lasciava vedere tutto il nitore della pelle. La stessa trina copriva appena il nascere del suo bel seno. La gonna leggera, succinta sui fianchi, ne rivelava la solidit

Quando i pezzettini delle lettere non furono più suddivisibili, ella riunì le pieghe della gonna, tenendoveli come dentro a un sacco e si levò in piedi.

Quella vecchia testuggine, sapete, con la scaglia tutta sbocconcellata, che chiamavamo Ninicchia, tanto affezionata a Mortella che la credeva perduta perché non s’era più fatta viva... La Salvestra. Ebbene? La Rondine. È ricomparsa! Mentre mi sforzavo di staccare questi tralci dal leccio del Conte, mi son sentita tirare appena appena per l’orlo della gonna come da un gattino timido.

E come a lume acuto si disonna per lo spirto visivo che ricorre a lo splendor che va di gonna in gonna, e lo svegliato ciò che vede aborre, nescïa è la sùbita vigilia fin che la stimativa non soccorre;

Lavori almeno, o ti sei perduto anche tu dietro qualche gonna, come l'imbecille di Dorini? Lasciami stare! rispose Vittorio D'Arèba. Scoraggiamenti dunque? Tanto meglio. Soltanto gli sciocchi sono contenti di loro stessi. Se tu sapessi quel che mi accade! Quel che accade a tutti e che ognuno di noi suppone caso speciale, eccezionale.... Sentiamo!

Vi sentite, dissi alla contessa, di saltare quest'acqua? Ella guardò un poco il ruscello, misurandone a occhio l'ampiezza. No, vi confesso; rispose. Coll'impiccio della gonna! Permettete, allora; qui non c'è tempo da perdere; vi rapisco senz'altro.

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