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Aggiornato: 12 giugno 2025


Sui campi e su le strade Silenzïosa e lieve, Volteggiando, la neve Cade. Danza la falda bianca Ne l’ampio ciel scherzosa, Poi sul terren si posa Stanca. In mille immote forme Sui tetti e sui camini, Sui cippi e nei giardini Dorme. Tutto dintorno è pace: Chiuso in oblìo profondo, Indifferente il mondo Tace.... Ma ne la calma immensa Torna ai ricordi il core, E ad un sopito amore Pensa.

Don Amedeo seguiva a Madrid le abitudini paterne. Si levava all'alba e andava a fare una passeggiata nei giardini del Moro che si stendono tra il Palazzo reale e il Manzanare; o si recava a visitare i Musei, attraversando la citt

Non v'erano alberghi: visto dal mare era un gruppo e una distesa d'edifici spinti fino all'ultimo limite della terra, ove l'acqua spaziava o si drizzava nella furia delle tempeste. Dietro il vivente ammasso di case si snodava la strada, che dall'altro lato, verso le colline, aveva alcune ville non illustri, coi giardini grigi per il predominio degli ulivi.

Veniva, forse dalla collina d’Orlando, il profumo dei limoni, così possente e così dolce e così sottilmente instigatore. Forse dai giardini di Scalia originavano i profumi delle rose, i profumi zuccherini che davano all’aria il sapore d’un’essenza aromale. Montavano forse dal padùle della Farnia le fragranze umide dei gigli fiorentini, che respirate deliziavano come un sorso d’acqua.

Era l'attimo più commovente della passeggiata; le giovani si stringevano la mano, sorridendo. Il mare pompeggiava, solenne di quieta potenza; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra o maestosa, incensando l'aria coi profumi dei giardini, e tagliando il cielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute degli alberi. Di frequente il sole era tramontato, e la carrozza saliva ancòra l'ultima ascesa tra Nervi e Sant'Erasmo; i monelli sulle porte schiamazzavano; qualche carro, con le ruote pesanti affondate nel terriccio, ingombrava la strada, e nella penombra risonavano gli aizzamenti gutturali degli uomini, i tintinnabuli dei muli e dei cavalli inarcati a trarre il veicolo. Arrivavano a casa, le due sorelle, quando gi

Fosse pure la musica vergata da una mano divina, fosse pure eseguita dagli artisti con la voce e col cuore, viene un'ora che nel teatro si prova la noia e il disgusto, La mente rimane fredda e scettica, l'anima non si lascia più trasportare, la riflessione analizza, distrugge e sogghigna: le arcate maestose, le ombrie dei giardini sono di cartone dipinto; quei due che si amano gorgheggiando o strillando, sono ridicoli; le coriste, le nobili damigelle, sono brutte, vecchie e stupide: tutto è falso, convenzionale. Le illusioni, sieno anche quelle ottiche, sono svanite; invano si chiama in aiuto la forte potenza dell'astrazione, invano si cerca un impulso, un impeto di entusiasmo: il senso della realt

E il risultato di quest'armeggiare fu, che l'asta dei giardini dello Striati restò deserta tre volte. In mancanza di meglio, il proprietario dovette contentarsi dell'offerta del zu Vito, alle quali, profittando dell'occasione, il furbo aveva anche fatto un piccolo calo. Striati comprese che il tiro glielo avevano fatto i fittaiuoli; ma dovè roder l'aglio: li conosceva, e non era un leone.

Il tempo che Rogiero doveva vegliare a guardia dei giardini del Re Manfredi era trascorso. Il maestro degli scudieri seguitato da quattro di questi s'incamminava alla gran porta del giardino per rilevare Rogiero dalla guardia, e sostituirgliene un altro: non lo vedevano: lo chiamavano: nessuno rispondeva.

Notai di nuovo l'andatura incerta e greve della donna; osservandola bene, io la vedevo adesso veramente curva, e il sentimento d'angoscia mi riprese, fugò qualunque altro pensiero. Presso l'uscita dei giardini, mormorò: Te beato, che dopo un anno puoi ancora intraprendere un viaggio di nozze! Con quale sarcastica inflessione avrebbe ella pronunciate quelle parole, pochi mesi addietro!

Le amministrazioni comunali e provinciali d'Italia e particolarmente della Sicilia somministrano le prove più evidenti della sopraffazione di una classe a danno di un'altra, dei favoritismi, delle camorre, delle opere irrisoriamente dette pubbliche, ma che servono a benefizio di pochi, delle imposte fatte pagare di preferenza ai contribuenti appartenenti al partito vinto, delle imposte che gravano maggiormente sui consumi necessarî e sulle classi meno agiate e il cui prodotto serve per il teatro, per i ginnasî, per le passeggiate, per i giardini pubblici, per tutto ciò che diverte o giova ai ricchi o ai meno disagiati.

Parola Del Giorno

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