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Si conclude, dunque, altre cause che le predette non vi essere, che siano principali; le quali acciò meglio s'intendano e con essempio si conoscano, si fará comparazione della cittá di Napoli con alcune cittá d'Italia, discorrendo d'alcuni accidenti di detta cittá pertinenti a questo proposito. Comparazione della cittá di Napoli con la cittá di Venezia e Genoa a rispetto delli predetti accidenti.

Trattar sopra l'essempio addutto della riforma di Roma, levando il pagare o cambiare a ducato d'oro di Camera mutandolo in scudo, e cosí di quelli di Genoa, non è a proposito mio: bene nella terza parte si trattará si era piú espediente a Roma si cambiasse o pagasse li diritti in ducati di Camera o in scudi, secondo la reforma che dice, e cosí se il ducato è aereo, come afferma.

E per tal rispetto voglio ancora discorrere sopra il particolare che dice di Sicilia, che lo porta per corroborazione della sua opinione: che, non raccogliendosi in quel regno la quarta parte della seta che si raccoglie nel regno di Napoli, con tutto ciò le galere di Genoa, ogn'anno, di agosto, che vanno in Palermo e in Messina, portano cascette di reali per quelle, e in Regno, che se ne fa tanta, non portano un carlino; e assegna la causa che le piazze di Palermo e Messina sono povere, e per quelle non si trova a cambiare somma grossa per la fiera di Piacenza, e con altre non tengono corrispondenza.

"Messer riverito, io vi prego di star bene, e bacio umilmente le mani a madonna Bianchinetta e a madonna Fior d'oro mia nobil cognata; che veramente io non mi risolverò mai di chiamarla suocera, contro ogni apparenza di ragione. Bianchina mia a voi tutti si raccomanda. "Di Genoa, li 6 marzo anno Domini 1506.

Oltre che, fuor delle sete, niuna cittá, eccetto Venezia, tiene bisogno o vive con cosa alcuna di Regno, e quella per maggior commoditá e non per necessitá; e la seta la maggior parte va in Genoa e Fiorenza, e in Roma e in Piacenza, che sono le due piazze principali del cambio, poca e nulla ve ne va.

E, perché la cittá di Venezia maggiormente s'oppone de diretto, nell'accidenti predetti, con Napoli, e in altre qualitá e accidenti, che possono causare gli effetti dell'abbondanza della moneta, sono contrarie, per questo si metteranno tutti gli accidenti dell'una e dell'altra, comparandola prima con la cittá predetta di Venezia, dalla quale comparazione sará chiara ancora la comparazione di Genoa.

Da quanto si è detto può ognuno discorrere e fare comparazione di Napoli con Genoa, nella quale vi è l'accidente della qualitá delle genti, e con l'altre cittá d'Italia, e conoscere la causa della differenza; e perciò non voglio dilatarmi e discorrere sopra questo, per non far volume senza necessitá: si rimette dunque a chi lo vorrá discorrere, essendo facilissimo.

Si doveria solamente discorrere del terzo, cioè se fare correre la moneta forastiera per moneta, valutando la fattura della zecca opure crescendoli il prezzo, sia rimedio espediente per fare abbondare la moneta in Regno; poiché per tale effetto si fe' la pragmatica che corressero li scudi d'argento di Genoa per moneta, apprezzandoli per carlini tredici e mezzo.

E chi se ne vuol chiarire, può far fare la prova d'ogni moneta grossa d'Italia, o sia Venezia, o Milano, o Fiorenza, o Genoa, o Parma, o Mantua, o altre, con quella di Regno, ché ritrovará tutta essere migliore di quella di Regno, come ho detto.

"Genoa, li V martio del 1506. "Sempre al vostro servitio et bon cugino