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Perché la veritá non è cosí facile da conoscersi eziamdio da loro che discorreno con mezzi debiti, perciò incorse nel medesimo errore, sia detto con buona venia, il conte d'Olivares, indotto dalla prima apparenza di questa ragione, e fe' pragmatica bassando il cambio; ma dopo, conosciuto meglio e per esperienza e per discorso non esser vero, revocò detta pragmatica.

Se la provisione o pragmatica predetta di bassare il cambio possea essere impedita da altri prencipi d'Italia.

Lasciando da parte di discorrere se la provisione, che dice, della bassezza del cambio apporti beneficio alli mercanti o non, per non essere del mio intento, se a questo fine si dovesse fare pragmatica, vengo a trattare sopra la quarta ragione in contrario che egli dice, cioè che l'entrate, che tengono forastieri in Regno con il ritratto delle mercanzie che vi portano, siano causa che si estraano le robbe dal Regno senza venirvi denari, poiché, con l'entrate e ritratto di mercanzie, possono estraere le robbe non loro bisognando far venire da fuora denari, mentre l'hanno in Regno.

PIRINO. Chi me li dará, se non è sensal ne' banchi che non m'abbia in lista; e quando mi sentono nominare: «O che ditta, o che mercadante da tor ad occhi chiusi!». Poi, non sai che è fatta una pragmatica, che non si dia robba in credito a figli di famiglia? FORCA. Dunque questa pragmatica vieta ancora a me, che non t'abbi credito di quella somma di danari che m'hai promessa.

Non è dunque maraviglia se Marco Antonio de Santis, uomo prattichissimo in negozi, con altri si abbia persuaso d'intendere la vera causa perché in questo regno di Napoli vi siano tante poche monete, che si può dire che non ve ne siano, dovendovene essere per necessitá per tanta robba che ogni anno se ne estrae per fuora; applicando questo all'altezza del cambio di Napoli con le altre piazze d'Italia, apportandovi subito il vero remedio a un tanto male potente di causare l'ultima roina del Regno, riformando il cambio a prezzo basso, affermando cosí certo l'uno e l'altro che con maggior certezza non si potria affermare il foco esser caldo, comprobando questa sua fatta opinione con tante ragioni colorate, che conforme quella si sia fatta pragmatica sopra la reforma del cambio per questo espediente.

questo errore lo defenda, che la pragmatica stabilisce il prezzo del scudo d'oro in carlini tredici, perché dall'uso non s'osserva, credo che egli o altri avesse dato o volesse dare li scudi, in quel tempo al presente, per carlini tredici.

E, oltre di questo, meno milita detta ragione a rispetto di particolari e piazze, poiché, essendo vero che tengono bisogno contrattare con il Regno, in tanto ne tengono bisogno, in quanto loro torna commodo e utile; ma, ritornando loro incommodo e danno, cessa il bisogno, come saria stato se fusse stato vero che la pragmatica dovea producere gli effetti predetti.

Il rimedio, che al defetto che dice esser stato nella pragmatica del conte d'Olivares, è che la pragmatica debba non solo ordinare limitando il prezzo del cambio che si fa in Regno, ma proibire che non si paghino o esigano le lettere che vengano da fuora se non al prezzo assegnato, acciò faccia regolare tutte l'altre piazze d'Italia nel cambiare con questo Regno.

E risponde alla ragione in contrario: che l'altre piazze d'Italia non siano soggette al Regno, che la pragmatica non proibirá l'altre piazze, ma dirrá che gli uomini di Regno non paghino il cambiato per l'altre piazze, e cosí si avrá il medesimo per indiretto.

E, perché dovea osservarsi la pragmatica di Regno contra lo prezzo corrente e che da volontá commune non era stabilito, e gli altri, che erano conforme al corrente e a la volontá commune, non doveano osservarsi? Opure la medesima potestá che tiene il re ne' suoi sudditi non tengono l'altri prencipi con li loro?