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Aggiornato: 27 maggio 2025
No, deve essere un monoplano, forse un biplano, ma c'è una gabbia: non si capisce bene... Certo ci sono delle ali». Per disgrazia, o Signori del Tribunale, vedete l'inconseguenza di questo prevenuto disgraziatissimo, questo Gazurmah, il quale è generato, voi lo sapete, dall'eroe Mafarka senza l'intervento piacevole della signora donna, il quale nasce da un re eroe senza il mistero eterno, immutabile dell'amore, questo Gazurmah ha ancora quelle tali famose parti che sembrerebbero non più necessarie alla generazione dell'eroe. «Perchè?»
A un certo punto ci ha concesso il contrario delle guance: ci ha concesso le natiche, poi le ha ritirate... In ogni modo c'è stata un'alternativa, un dubbio, e poi è arrivata la nascita di Gazurmah, e ha tentato di descrivere... «Sapete: è un aeroplano!
Leggete le ultime settanta pagine, quando si incendia il bosco per opera dell'eroe Mafarka, quando egli sradica trecento piante fortissime dalla foresta per darle alle fiamme. Non sembra più nemmeno un eroe, sembra quasi Orlando innamorato che è diventato Orlando pazzo; ha la forza di una iperbole, ha la forza di un'ubbriachezza; in fondo è un delirio, è un simbolo. L'arsione delle piante è una sfida al vento. È la gioia dell'uragano che balza verde e livido fra gli scogli della notte, la gioia di questo Gazurmah, l'aeroplano che è uomo, l'eroe che è un simbolo, il figlio che è nato dalla monogenesi. Oh! il gran sogno di fendere l'azzurro, di correre sopra gli uomini, di dimenticare le basse contese, le contumelie, le invidie, i rancori, di affermare la dignit
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