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Il colonnello Gasparinetti era interrogato da un maggiore austriaco, cui assisteva il signor Pagano. Negava egli tutto, e così le promesse, come le minacce erano state indarno adoperate per espugnare la sua costanza. Una mattina, il maggiore austriaco interruppe l'interrogatorio per uscire un istante, lasciando il prigioniero solo col signor Pagano.

Poss'io vedere un Italiano, un compatriota correre ciecamente alla perdita senza gemere, senza tentare d'oppormiciFattisi udire in quella i passi del maggiore austriaco, il Pagano tornossene tacito al suo posto. Rientrato il maggiore, fu ripigliato l'interrogatorio, ma il colonnello Gasparinetti rimase alcun tempo senza rispondere, assorto nelle sue meditazioni, tetro, costernato.

Io, colonnello Antonio Gasparinetti, eromi fermamente proposto di lasciarmi mozzare il capo anzichè proferire una sola parola che potesse nuocere ai miei amici; ma poichè essi stessi hanno parlato, poichè hanno preferito il compenso della confessione a quello della impugnativa, farò com'essi in quest'occasione, come ho fatto in molt'altre.

Il visconte e il Marchal recaronsi di fatti il prefisso in casa del Rasori, che stava aspettandoli con l'avvocato Lattuada e il colonnello Gasparinetti. Entrato il visconte, presentollo il Rasori a' suoi amici, dicendo: «Eccovi, signori, il signor visconte di Saint-Aignan, di cui mi fo io mallevadore»; e poi rivoltosi al visconte, gli disse: «Eccovi, o signore, i signori Lattuada e Gasparinetti, di cui mi fo parimenti mallevadore». Si pigliò tosto a ragionare, gl'interrotti progetti furono riposti in campo, i nomi dei congiurati passati a rassegna, novelli disegni discussati. Non ne farò minuto racconto, perocchè niuno di questi novelli disegni fu seriamente stabilito. Troppo acceso era il desiderio dell'insorgimento nei liberali italiani; laonde non era possibile che ne investigassero profondamente i mezzi, le speranze e i pericoli. Quello che si fermò, egli era di ristaurare ad ogni costo il passato, di cancellare dalla storia italiana i due mesi ultimi scorsi, di tentarlo almeno, di non trascurare perciò veruna occasione, e di non badare ai pericoli. Avea il Lattuada portato le varie minute di costituzione fra le quali tra' congiurati militari non era ancora stata fatta l'elezione; ed a speciale richiesta del visconte si assunse l'incarico di compilare colla scorta di quei diversi progetti una costituzione. Il colonnello Gasparinetti promise di stendere un bando per l'esercito, e il Rasori un manifesto al popolo. Il Marchal dovea incontanente recarsi dal re di Napoli per assicurarsi della cooperazione di lui; e il Rasori partire alla vôlta di Douvres per porre sotto la protezione del Reggente il novello Stato italiano; dopo del che, reduce in Francia, otterrebbe, volendo col

Il quale, appressatosi tosto guardingo al colonnello Gasparinetti, non senza guardarsi attorno, quasi per tema di essere sorpreso: «Colonnello», dissegli a bassa voce e con tuono commosso, «colonnello, guardate che cosa vi facciate. Non vi avvedete voi che vi perdete, nell'impugnare ostinatamente quello che tutti i vostri complici hanno confessato?

Tutti i particolari della congiura erano stati così esattamente esposti dal colonnello Gasparinetti e dal Lattuada, che ai novelli arrestati era impossibile l'attenersi alla impugnativa. La sola quistione che potesse tuttora venir dibattuta fra' giudici e gli accusati era quella dell'esistenza d'un comitato direttore; esistenza di cui i giudici diceansi di gi

Nulla aveva il Gasparinetti taciuto o travisato; e il Lattuada, edotto di ciò, si era appigliato al partito di dire d'aver porto orecchio ai disegni di congiura unicamente per conoscer bene le cose e renderne edotto il governo.

Dichiaro pertanto ec.....» E qui lo scopo della congiura, che i nomi dei congiurati, i mezzi di cui poteano valersi, i loro disegni, i sussidi nei quali speravano, ogni cosa, in somma, fu esposta coi più minuti suoi particolari dal colonnello Gasparinetti.