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Papa? interruppe monsignore ghignando. Monsignore, io conosco tal figliuolo di beccaio, il quale non seppe altro che la sua piccola teologia, ed ancora! Ebbene quel garzone si fe' vescovo. Vostro padre, il beccaio, valeva bene, io mi penso, il mio che era sarto.

Quella sera, rincasando, i contadini dell'isola ebbero una sorpresa poco gradita: il garzone del fornaio s'era scordato di portare il pane. Ciò accadeva qualche volta, se l'uomo era troppo stanco e aveva la fortuna di esaurire il suo carico prima di giungere fino a quell'eremo. La notizia circolò in un momento da una casupola all'altra. Siamo senza pane!

Girani quindi l'attese invano e quasi disperò di più incontrarla. Pure non sapea dipartirsi da que' luoghi, e quasi dimentico di , si adagiò verso il meriggio sotto l'ombra di una pianta sulla via che da Nebiolo mette a S. Antonino. L'aura tiepida e la quiete di quelle solitudini conciliarono il sonno al conturbato garzone, sicchè lo colse col

Sono due: rispose il domestico; ma il più impaziente, quegli che mandò su il garzone è il signor Borgetti agente di cambio. Pannini piantò a mezzo la tazza che stava bevendo, la depose sulla tavola affrettatamente, gettò col

Volle distrarsi, cercò di farlo, vi riuscì per poco. Pure pensava spesso a quell'onesto e bravo garzone che le aveva voluto tanto bene e che essa aveva tanto mal ricambiato: e per una strana bizzarria d'inferma si pose ad amare quel morto. Come avrebbe voluto rivederlo un sol momento per domandargli perdono!

Il sagrestano, mutatosi in garzone di scuderia, prese il cavallo per le redini e lo condusse nella sua stalla, dai Guerri. Frattanto il conte Gino entrava in chiesa, per vedere il famoso quadro, che rappresentava lo sposalizio di Santa Caterina, salvo errore, ed era forse stato di un buon autore, a' suoi tempi, ma non lo lasciava più scorgere, sotto i ritocchi di un restauratore assassino.

Gelò di terrore, che taluno si muovesse; ma girando gli occhi intorno vide Olimpio e l'odiato garzone oppressi dal sonno, e vide eziandio la fiasca dello keres col collo rivolto in giù sopra la tavola. Ah! bevvero il mio vino medicato. Tardi si sveglieranno... qualcheduno mai più; e lasciava il braccio di Beatrice. Dove andate, signor Padre?

In questa ecco aprirsi la porta della osteria, ed entrare un bellissimo garzone con una lanterna di carta unta in mano. Alle sembianze, ma più assai al colore dello indaco di cui portava tinte e mani e volto, mi si fece manifesto per nepote di Lazzaro. E Lazzaro mutato in sembianza, con parola acerba lo interrogava: "Donde vieni? Che cosa vuoi? Chi cerchi? Me no certo?"

Questo, veramente, non era stato l’intendimento del principale; ma il garzone, si sa, vede sempre l’utile proprio, ed è seconda natura nell’uomo di tirar l’acqua al suo mulino. Tutto quel giorno l’almirante era stato in piedi. La stanchezza lo aveva vinto; egli sentiva il bisogno di riposarsi un paio d’ore. Non usava dormire, quando si costeggiavano terre, volendo veder coi suoi occhi ogni cosa.

Lo sportello si richiuse, e ricominciò il suono del denaro maneggiato. Borgetti andò in cerca d'un garzone, Vanardi tornò nel salotto. Gustavo Pannini era stato diffatti invitato a far colezione dal banchiere, il quale, come non di rado avveniva, l'aveva preso a braccetto e l'aveva condotto seco di sopra al piano superiore ne' suoi suntuosissimi appartamenti.