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Aggiornato: 1 luglio 2025
Alla fine, dischiudendo la porta leggermente, come un ignoto ladro od un amante furtivo, spinse innanzi la testa, Il salottino era buio... Atterrito dalle tenebre e dal silenzio, don Fulgenzio si avanzò sulla punta dei piedi e aperse le imposte. Bont
Ed oltre a questo, percioché da molti si dice Apollo cantare con queste nove muse, non altrimenti che servatore del concento al canto delle predette cose, è dal detto Fulgenzio aggiunto il polmone, il quale, a guisa d'un mantaco, le cose concette manda fuori e rivoca dentro.
A tali parole, il parroco, in un guizzo di gioia, strizzò l'occhio al sagrestano, e questi, trasmesso a don Fulgenzio il marmocchio, lesto come uno scoiattolo uscì dal salottino.
Quella notte, don Fulgenzio aveva avuto il sonno leggero. Gli era parso di udire nella casa degli insoliti rumori. Per cacciare le tentazioni, si alzò prima di giorno, e attraversando l'anticamera, gettò l'occhio sulle vesti abbandonate la sera innanzi dalla signora ricoverata nel salottino.
Ma questa è una ispirazione del cielo! esclama don Fulgenzio. Il sagrestano, accostatosi al caminetto, si diede a svolgere le stoffe ammirando ed approvando. L'abito era stupendo, la gran ciarpa trapunta in oro poteva fornire uno splendido manto; il cappello piumato, a dire del sagrestano, si conveniva mirabilmente ad una santa che doveva sfidare il sole nella processione.
Un vapor bianco e molle si diffondeva nella stanza; le nari tumefatte del giovane sacerdote respiravano, colle esalazioni dell'idrogeno, due distinte fragranze di contessa e di visconte. Era pel casto don Fulgenzio la prima estasi peccaminosa che gli fosse accaduto di gustare in sua vita. Un rumore di passi venne a riscuoterlo. Qualcuno saliva la scala frettolosamente.
Quando un mio amico, chimico-farmacista d'archiginnasio, mi tirò fuori da uno scaffale polveroso il librattolo di messer Giovanni Graziano bergamasco, professore di medicina a Padova, e me lo spalancò dinanzi, sì ch'io vi lessi Thermarum Patavinarum Examen, Patavi MDCCI, e quando mi citò le disquisizioni dell'Arduino, del Lorgna, del Mastino, io confesso che non mi vidi innanzi agli occhi (e come no?) altro che il conte Lelio Piovene da Vicenza, lo scopritore della fonte che ancora ne conserva il nome, e Fulgenzio e Domenico Griffani, usurpatori di essa; e il Serenissimo Principe, e i Provveditori, e i Pregadi, gli ufficiali della sanit
In una notte come questa sarebbe peccato negare ricovero, ad un cane. Don Fulgenzio attraversò il porticato e andò a schiudere la porticella che dava sulla, via. Dio di misericordia!.... Venite, venite, povera signora! Si è mai veduta una creatura umana più maltrattata dalle intemperie?
Son l'undici e trenta... Ho dato ordine al sacrista che venga a svegliarci alle cinque... I due preti eran sulle mosse per salire alle loro stanze, quando alla porta della casa parrocchiale vennero bussati due colpi... Chi mai a quest'ora? Qualche disgraziato sorpreso dal temporale per via.... Don Fulgenzio, andate ad aprire. Vi faccio osservare... Andate subito, don Fulgenzio!
Peccato! esclamava don Fulgenzio, portando alle labbra un bicchiere di malvasia, questo tempaccio mander
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