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Aggiornato: 11 giugno 2025


Tu che dici? AGIATO. Dico che i gentili uomini non si curan d'empire il corpo di tanta robba; ma di poca, buona e dilicata. STRAGUALCIA. Costui debbe essere spedaliere o oste d'amalati. PEDANTE. Non parli male. Che ci darai? AGIATO. Domandate. FRULLA. Ed io mi maraveglio di voi, gentiluomini.

CAPITANO. Ecco che la tua mala sorte pur me ti ha menato dinanzi! CAPITANO. E stimo che nel vedermi calará la barretta su gli occhi, e allo sventolar del pennacchio tu debba conoscere che il cervello mi frulla sotto. Che vòi tu da me che mi stai cosí mirando? CAPITANO. E tu perché stai mirando me? ERASTO. Che mi curo io di mirar un tuo pari?

Frulla, porta un poco da bere a questi gentiluomini. PEDANTE. Non bisogna, no. STRAGUALCIA. So che voi berete. Pagarò io. Che credete che sia? Due animelle, una fetta di salsiccione... Volete? Maestro, bevete voi ancora. PEDANTE. Per far teco la pace, son contento. STRAGUALCIA. Oh! gli è buono! Padrone, voi avete da voler bene al maestro che vuol meglio al vostro figliuolo che agli occhi suoi.

L'AGIATO oste, FRULLA oste, PEDANTE, FABRIZIO, STRAGUALCIA. AGIATO. Oh gentili uomini! Questa è l'ostaria, se volete alloggiare. Allo «Specchio»! allo «Specchio»! FRULLA. Oh! Voi siate i ben venuti. Io v'ho pure alloggiati altre volte. Non vi ricorda del vostro Frulla? Entrate qua dentro, ove alloggiano tutti e' par vostri. AGIATO. Venite a star con me.

FRULLA. Veggasi ove son meglio trattati. AGIATO. Veggasi chi tien piú dilicato. STRAGUALCIA. Che tanto «dilicato, dilicato, dilicato»? Io vorrei, una volta, empire il corpo meglio e star manco dilicato, per me, io; ché tanta delicatezza è cosa da fiorentini. AGIATO. Tutti cotesti alloggian con me. FRULLA. Alloggiavano; ma, da tre anni in qua, tutti vengono a questa insegna.

Io ho giá bevuto tre volte e ho detto una. Io non mi partirò di cucina, ch'io assaggiarò ciò che v'è; e poi dormirò intorno a quel buon fuoco. E cancar venga a chi vuol far robba! AGIATO. Ricordati, Frulla, che tu me n'hai fatte troppo e, un , ci spezzarem la testa; e bene. FRULLA. A tua posta. Non posso piú presto che ora. VIRGINIO vecchio e CLEMENZIA balia.

PEDANTE. Questo non è cattivo. FRULLA. Chi s'intende di vino? STRAGUALCIA. Io, io, meglio che i franzesi. FRULLA. Assaggia se ti piace: se non, te ne darò di dieci sorti. STRAGUALCIA. Frulla, al mio parer tu sei piú prattico di questo altro che prima ci mostra il modo da far bere che sappia se 'l vin ci piace. O padrone, gli è buono. Tolle, tolle questa valigia. PEDANTE. Aspetta un poco.

VIRGINIO. Che hai mangiato? STRAGUALCIA. Un par di starne, sei tordi, un cappone, un poca di vitella; e bevuto due boccali solamente. VIRGINIO. Frulla, dágli ciò che vuole; e lascia pagare a me. PEDANTE. Or che vuoi? STRAGUALCIA. Vi bacios las manos. A questo modo son fatti i padroni, maestro! Messer Pietro, voi sète troppo misero e volete ogni cosa per voi. Sapete da quanti v'è stato detto.

Quando c'è de la robba assai, l'uom può mangiar quel poco o quel molto che gli piace; il che del poco non accade. Poi, come l'uomo comincia, l'appetito cresce e bisogna empirsi il corpo di pane. STRAGUALCIA. Tu sei piú savio delli statuti. Io non viddi mai uomo che intendesse meglio il mio bisogno di te. Va', ch'io ti vo' bene. FRULLA. Va' un poco in cucina, fratello, e vede.

Ma, come io apersi questa del «Matto», non alloggia, in tutto uno anno, dieci persone; e ha piú nome questa mia insegna, per tutto il mondo, che ostaria che sia. Qui vengon francesi a schiera, todeschi quanti ne passano. AGIATO. Non dici il vero, ché i todeschi vanno al «Porco». FRULLA. Qui vengono i milanesi, i parmigiani, i piagentini.

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