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Aggiornato: 26 giugno 2025
E simplicetta e pueril canzone, come richiede il suo stesso soggetto, fu questa mia, dottissime sorelle; di che a voi chiama: Non son io di quelle che, Urania, scrivi con sí bel soggetto e n'empi il sino e petto ai duo novi Franceschi, l'un ch'agnelli canta, lupi e ruscelli, l'altro del Senator l'alta pazzia! Ma chi fa il suo poter con gli altri stia.
<<Omai>>, diss'io, <<non vo' che piu` favelle, malvagio traditor; ch'a la tua onta io portero` di te vere novelle>>. <<Va via>>, rispuose, <<e cio` che tu vuoi conta; ma non tacer, se tu di qua entro eschi, di quel ch'ebbe or cosi` la lingua pronta. El piange qui l'argento de' Franceschi: "Io vidi", potrai dir, "quel da Duera la` dove i peccatori stanno freschi".
L'ingegnere Giuseppe De Franceschi fu arrestato e denunciato perchè militò nel campo socialista; vi ebbe per l'addietro una parte attiva; e più specialmente perchè si ritenne che avesse dato ricetto a rivoltosi che tirarono sulla truppa a Porte Monforte nel 9 maggio. Ma dalle assunte verifiche risulta che il De Franceschi dopo il 1894, da che è proprietario dello stabilimento industriale all'Acquabella, si è ritirato dal partito socialista e si è astenuto da ogni manifestazione e propaganda. È risultato altresì che soltanto per errore fu ritenuto che avesse dato ricovero a rivoltosi nel suo stabilimento, giacchè è accertato che costoro si erano invece posti in salvo da una piccola via, che rasentando il fabbricato porta ai campi, e che sul momento non era stata osservata. Manca quindi a di lui carico ogni responsabilit
<<Omai>>, diss'io, <<non vo' che piu` favelle, malvagio traditor; ch'a la tua onta io portero` di te vere novelle>>. <<Va via>>, rispuose, <<e cio` che tu vuoi conta; ma non tacer, se tu di qua entro eschi, di quel ch'ebbe or cosi` la lingua pronta. El piange qui l'argento de' Franceschi: "Io vidi", potrai dir, "quel da Duera la` dove i peccatori stanno freschi".
Dopo il qual termine, essendo non senza cagione di Grecia il romano imperio in Gallia translatato, e alla imperiale altezza elevato Carlo magno, allora clementissimo re de' franceschi; piú fatiche passate, credo da divino spirito mosso, alla reedificazione della desolata cittá lo 'mperiale animo dirizzò; e da quegli medesimi che prima conditori n'erano stati, come che in picciol cerchio di mura la riducesse, in quanto poté, simile a Roma la fe' reedificare e abitare; raccogliendovi nondimeno dentro quelle poche reliquie, che si trovarono de' discendenti degli antichi scacciati.
«Omai», diss’ io, «non vo’ che più favelle, malvagio traditor; ch’a la tua onta io porterò di te vere novelle». «Va via», rispuose, «e ciò che tu vuoi conta; ma non tacer, se tu di qua entro eschi, di quel ch’ebbe or così la lingua pronta. El piange qui l’argento de’ Franceschi:
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