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Aggiornato: 21 ottobre 2025


Vide la fanciulla e cedendole cortesemente il marciapiedi si fermò a contemplarla, indi come colui che si risolve dopo un'istante d'indecisione le si porta al di lei fianco. Bella fanciulla, le disse in tuono garbato, io non voglio lasciarvi esposta a quest'acqua che cade a rovesci, degnate d'appoggiarvi al mio braccio e permettete che vi accompagni coll'ombrello.

Ecco la valanga! La donna ancora rompe il lenzuolo e si scopre l'oscenissimo fianco.... Chi è? È Guidinga, la morta senza croce fra le mani. Guidinga rotola le valanghe al Monviso, sghignazza al Meidassa, le rotola al Glaisa, sghignazza al Genèvre, le rotola al Chalierton, sghignazza al colle dell'Assietta.... Fanno tresca gli spirti.

Ma non accennò al cocchiere che avrebbe dovuto guidare la vittoria. Quando tutto fu pronto, egli stesso salì in serpino. La Duchessa scese verso le otto, vestita semplicissimamente, e seguita dalla Tonia, la vecchia guardarobiera. Il legno aspettava davanti alla scalinata dell'atrio. A cassetta, a fianco del domestico, stava Drollino, colle redini in mano, bellissimo nel suo raglan bianco.

Per avere un’idea se non esatta almeno approssimativa del valore dei pesi e delle misure degli antichi Ebrei, converrebbe confrontarli con quegli dei Greci e dei Romani che successivamente dominarono nell’Oriente; poscia ridurli ai pesi e alle misure nostrane, tenendo calcolo delle differenze subite dai valori. Questo studio sarebbe troppo lungo e forse riescirebbe noioso pel maggior numero dei nostri lettori, perciò noi ci limiteremo ad indicarne il solo nome con a fianco il valore approssimativo in misure metriche, valendoci dei quadri combinati dal celebre Munch gi

L'Ospizio di Graglia sorge a 826 m. sul livello del mare, su di un colle verdeggiante, fra monti verdeggianti, e signoreggia una pianura verdeggiante che muore nel glauco nebbioso dell'orizzonte, dall'Elvo fin oltre il Ticino e a Milano. Ed ecco le Alpi Graie, il Monviso, la catena degli Appennini, Superga, la cupola di san Gaudenzio di Novara, l'aguglia del nostro Duomo: e sotto sotto i villaggi dall'Elvo alla Serra. E per la povera penna la descrizione è finita: nel calamaio ho solo il nero sbiadito dell'inchiostro e l'acido dell'aceto, negli occhi ho il sole fulgidissimo, coloritore, diffuso, nel cuore ho una mestizia indefinita: tra gli ampi spettacoloni e la mia povera pupilla sempre si pone una lente colle iridi più care, una bella lagrima e ben calda.... Dite quello che volete: ma è così, e così ho imparato solitariamente ad amare Madre Natura. L'Ospizio ha una facciata greggia, con un piccolo corpo avanzato nel mezzo, cioè due loggiati sovrapposti a tre archi, e un terrazzo al sommo: su un fianco i mattoni addentellati promettono la continuazione dell'edificio: dall'interno s'alza una cupola di 38 metri, a foggia di un torrione. Non squilla nessuna campanetta pei nuovi venuti: non s'invoca nessun santo, si scioglie voto: chi arriva a piedi trova che l'ingresso al santuario è l'ingresso a una trattoria. L'odore delle bistecche sale su ai tre corridoi dei tre piani, ove s'allineano gli usci delle camere ospitali. La chiesa è costrutta secondo la forma di una croce greca, un po' squallida, un po' fredda, colle pitture della cupola fatte da Fabrizio Calliari e una statua in legno della Madonna. Il tutto insieme che aspetto ha? Un aspetto tranquillo, polito e, diciamolo, melanconico. A me ha fatto l'effetto di una solitudine in una gran solitudine. Il passeggiare nei freschi corritoi mi sembra una occupazione da fraticelli vecchissimi: fra il toc-toc degli orologi a torricella, le gerle delle guide che sono andate alla chiesa o a succiare l'acqua della fontana, fra i busti dei benefattori, le lapidi degli insigni visitatori, leggiamo l'uffiziolo, quieti, strascicando le ciabatte larghe, cogli occhi imbrogliati dal sonno della pace, passandoci la mano grinzosa sulla testa pelata che luccica di riflessi d'avorio.... Ah che vita!... O fraticelli, non falliamo l'uscio delle cellette: elegantissime signore vengono all'Ospizio nei mesi d'estate e d'autunno, e vi rimangono nove giorni, lasciando al decimo sui mobili la cipria rosea, e nei cassettoni quei profumi nobilissimi, indizio ch'è passato un serpente: è vero, entrando in una camera così abbandonata di fresco si è persino rispettosi dinnanzi al grande disordine sparso da una piccola manina, e si soffre caramente un ignoto abbandono, e si ama la cipria e l'opoponax. Verr

Loredana si fermò sbalordita a guardarlo; poi rise involontariamente: Sapevo che c'era lei, rispose, e che lei mi accompagna. Egli si calmò subito; le si mise al fianco, e le disse con espressione lamentabonda: Come sei bella!... Non vuoi, non vuoi proprio sposarmi? La giovane parve non aver capito; egli continuò: Io ti perdono tutto; tu sei l'amante del conte, e non te ne faccio colpa.

De Nittis strinse silenziosamente la mano a Bice abbandonata al suo fianco, cogli occhi perduti nella profondit

Emilia s'era collocata di fianco sul letto, a viso a viso con la sorella, e la guardava inquieta. Non agitarti di nuovo, ella pregò, non esaltarti, non è vero nulla di quanto tu dici....

Segui la giovinetta che s’oblia nel passo, a fianco del suo forte amante, e gli s’appoggia, flessile, allacciante, susurrando una tenera follia: va come il fiume verso la sua foce: va come il sogno verso la sua stella: fatti ogni giorno una bont

Quivi lo sguardo nel guerrier rivolto Spinse dietro le voci alto sospiro; E Bostange si diè con saldo volto A di lui consolar l'aspro martiro: Quale hai dal fianco sospirar disciolto? E dal tuo mesto cor quai note usciro? Uomo, ch'imbianca guerreggiando il crine, Non sa che de gli assalti è dubbio il fine?

Parola Del Giorno

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