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Aggiornato: 17 giugno 2025
Quel furbone, l'ultima volta che lo vidi, mi dette una doppia di Spagna e mi disse: «Topo, questa faccenda non la vo' più; questa carit
Ih! adagio: queste cose si hanno a di' alle persone di conoscenza e per bene; perchè se trovassimo delle spie, addio mi mengoi*, la faccenda anderebbe a traverso. * I miei quattrini. Ho capito; ma dimmi fra le franchigie non si potrebbe domandare: abbasso le spie? Le spie? quelle le butteremo abbasso noi quando sar
No, no... Me ne vado subito.... Ho da recarmi a Roma, e forse più lontano,... e ho stabilito di partire stasera, col treno delle sei e quaranta.... Margherita Pietro Ah? Di partenza? Fabrizio Sì, e giacchè debbo sbrigare ancora qualche faccenda a casa.... Pietro C’è tempo, c’è tempo.... Ma, del resto, eccomi a voi. Quali comandi, signor conte? Fabrizio Nessuna preghiera, don Pietro.
Gli sembrava però impossibile che il suo amico avesse potuto spingere la sfacciataggine fino al punto di mettere in mezzo anche lui e in una faccenda così delicata... Ma la signora Carlotta gli chiudeva la bocca ripetendogli. Infamit
Francescone, della provincia di Caserta e Topino, di non so più dove, vennero incaricati di «accomodare la faccenda.» E costoro, senza giri fraseologici, proposero ai due «sospetti» il dilemma: o di smettere di fare il «mozzo» occupazione che dava loro modo di fare la spia o di prepararsi a morire.
Con queste idee, con questo programma, io mi recai in Milano. E le prime parole indirizzate ai Bresciani, i quali si querelavano, per non so quale faccenda interna, di Milano, furono di concordia e di pace. «Oggi l'uomo io diceva non è che l'incarnazione d'un dovere. Troppo grandi cose avete da fare, perchè vi sia lecito pensare alle locali vertenze. Avete in mira, voi come Milano, come tutte le altre citt
Certo masticava fra sè, e intanto sentiva la bocca farsi sempre più amara certo esce da lei. Non ha voluto dirmi nulla, non ha voluto spiegarsi.... e poi lo si vedeva com'era imbarazzato. Però questa faccenda bisogna chiarirla subito. O lui o me, o dentro o fuori, cara contessa! Ah! Ah! Crede lei di potermi sorbire come il caffè? Tanto meglio; ma quest'oggi mi trover
A queste parole il conte Galeazzo guardò fisso il Manfredo, e stato così come sopra pensiero: Ah ah! disse; va benissimo... ora mi sovvengo! E crollando il capo e ridendo: Ma... prima però, hai da bere un bicchiere con me, chè questa è tal faccenda assai più importante di quella che tu di'. È un vino che bolle e frizza e fa il diavolo, ed è fatto apposta per guarire il dolor di capo.
Lasci stare, caro signor Vanardi, che al primo istante ch'io abbia di libero vado su a casa sua e finiamo questa faccenda con comune soddisfacimento. Antonio non trovò più nulla da rispondere; salutò, si calcò in testa il suo cappellaccio e si mosse per uscire.
Stanotte, disse, ci vennero da Milano delle strane notizie, strane per tutti, ma non per me; è corsa la voce del tuo duello, Manfredo, e dell'esser tu uscito dalle mani del Lautrec come per miracolo d'Iddio. Intorno al modo però è ben controversa l'opinione; v'è poi taluno il quale afferma che anche tu, conte Galeazzo, hai avuto mano in questa faccenda; io ho dovuto ridere, e tacqui.
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