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Siamo subito pregati di una visita, e percorsa poca strada entriamo nel recinto sacro del tempio e per una viuzza giungiamo ad una capanna che dalle altre si distingue per capacit

Studiamo il passo, se non vi rincresce, ed entriamo nel sacrario. La dea è l

"Quanto mi ci godo!" rispose il Gongora dando in uno scoppio di risa; "orsù, venga a persuadersi che il mondo non è corbellato: entriamo nelle catapecchie." Entrammo per una piccola porta, attraversammo un corridoio, ci trovammo in un cortile. Io afferrai la mano del Gongora con un vivissimo slancio, ed egli mi domandò con un accento di trionfo: "S'è persuaso?"

Entriamo innanzi tutto nel campo della letteratura. Fatta astrazione da Omero, che io lessi più volte con immenso diletto e pel quale professo la più sentita ammirazione, debbo confessare che il mio entusiasmo per i poeti dell'antica Grecia non salì mai a quel grado di elevazione ch'io lasciai supporre a' miei creduli ascoltatori.

I due battenti del cancello, scardinati, crollati l'uno sull'altro, pendono obliqui in fuori. Entriamo da una breccia del muro. Penombra verde, appestata da un odore acido e dolciastro di sterco, piscio di cavalli, legno bruciato. Franci mi prende la mano e me la stringe forte. Lo guardo: ha gli occhi gonfi di lagrime, ma si irrigidisce. Buchi di cannonate, gomitoli di sterpi, liane, rovi.

Entriamo qui, disse Tom trovando una cascina aperta, di quelle che si trovano in mezzo ai boschi e servono ai boscaiuoli per riporvi gli arnesi del lavoro, quando sar

Tuccio fece un atto di meraviglia, seguito da un inchino profondo. La casa degli Acciaiuoli era una tra le più chiare di Firenze. Il giorno seguente, scambio di accompagnare l'amico fino in piazza di Santa Maria Novella, Tuccio di Credi si fermò davanti alla chiesa di San Nicolò. Entriamo? diss'egli. Per che fare? domandò Spinello. Per vedere.

Abbassa il capo, e avverti di non urtare nella soglia... qua... da questa parte... entra.. Entra! disse Olimpio trattenendo il passo, mentre sentiva un'aria fresca e umida ventargli in faccia, e don Francesco ridendo forte gli domandò: Sta a vedere, che tu hai paura! Io? No; ma penso che nei luoghi chiusi sappiamo sempre quando ci entriamo, non mai quando ne usciremo. Come!

GHERARDO. Lasciatemi! PEDANTE. Che differenzia è la vostra? GHERARDO. Questo traditore m'ha disfatto. PEDANTE. Come? GHERARDO. S'io non lo taglio a pezzi, s'io non lo squarto con questa ronca... PEDANTE. Ditemi, di grazia, come la cosa sta. GHERARDO. Entriamo in casa, poi che il traditore s'è fuggito, ch'io vi contarò ogni cosa.

Ma dei Ceretti non dobbiamo darci pensiero per ora. Siamo ai primi di febbraio dell'anno 1857, ed entriamo con un raggio di sole per una finestra al terzo piano della casa in discorso, la qual finestra ci lascia vedere un mondo di cose nella cameretta a cui ella d