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Aggiornato: 19 giugno 2025
Dovevamo pranzare al caffè ed io v'era giunto, rileggendo per la quarta volta una nuova lettera di Lidia. Stranissima lettera, considerando lo stato d'animo in cui ci trovavamo: ad ogni riga, una espressione affettuosa, un roseo pensiero, un desiderio di rivedermi, una cura della mia salute, e baci nel commiato.... Io non riusciva a stupirmene abbastanza....
Di tanto in tanto veniva qualcuno di loro a sbattercelo indietro con un sostantivo energico. Ma il più delle volte dovevamo respingerlo noi con la punta delle dita. Alla stazione di Pavia, una voce umana riuscì a intenerirci fino alle lagrime. Signor Romussi, signor Chiesi, posso fare qualche cosa per loro e per i loro compagni? La persona che parlava era invisibile.
L'Agata ed io dovevamo accompagnarla, quando negli ultimi giorni d'ottobre mio suocero cadde gravemente ammalato. Avevamo deciso di ritardar la partenza, ma mio zio ci scriveva lettere sopra lettere, eccitandomi all'esattezza, osservando che la direttrice non intendeva transigere sui regolamenti del collegio, perchè la regolarit
Per tornare a Tangeri, dovevamo andare a Mechinez; di qui a Laracce; da Laracce, lungo la costa dell'oceano, ad Arzilla, e da Arzilla a Ain-Dalia, dove c'eravamo accampati la prima volta. Impiegammo tre giorni per andare a Mechinez che è distante da Fez circa cinquanta chilometri.
Il cerimoniere ci fece tornare indietro e c'indicò col bastone il punto preciso dove dovevamo restare.
Il maestro fu con noi gentilissimo, conosceva il posto a cui noi dovevamo arrivare, e c'insegnò una scorcitoia; questa scorcitoia doveva procurarci degli impicci gravissimi. Avevamo appena passato un viottolo, che una voce imponente, ci grida: Qui vive, e cinque o sei canne di fucili si abbassano in nostra direzione, procurandoci col loro barbaglio una sensazione non troppo piacevole. France!
Dicevo dunque che fino a pochi mesi fa dovevamo contentarci di conoscere le intenzioni di Gabriele D'Annunzio. Ora che abbiamo sotto gli occhi l'opera bell'e compiuta, cerchiamo di renderci conto se alle intenzioni ha corrisposto il fatto.
Il primo giorno che arrivammo a Marsiglia avevamo cercato allegria al Dio Bacco: se non altro per debito di riconoscenza, dovevamo offrirgli copiose libazioni anche nelle ultime ore che ci si tratteneva nelle terre di Francia.
Or io mi son mosso a darle soccorso ché non la vegga miseramente morire; ed è gran pezza che mi deve star aspettando. Ma io non veggio per qui Leccardo, come restammo d'appontamento. DON FLAMINIO. Io sento genti in istrada, non so se potremo mandar ad effetto quanto desideriamo: dovevamo cenar prima.
Dovevamo noi lacerare la pagina gloriosa che Roma scriveva, dichiarando all'Europa che se avevamo accettato la guerra, non l'avevamo fatto per compire, a ogni prezzo, un dovere, ma perchè speravamo in una insurrezione francese?
Parola Del Giorno
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