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Aggiornato: 4 giugno 2025
23 La donna in questo mezzo la caldaia dal fuoco tolse, ove quell'erbe cosse; e disse a Rodomonte: Acciò che paia che mie parole al vento non ho mosse, quella che 'l ver da la bugia dispaia, e che può dotte far le genti grosse, te ne farò l'esperienza ancora, non ne l'altrui, ma nel mio corpo or ora.
Ed elli a lui: «Tu prima m’invïasti verso Parnaso a ber ne le sue grotte, e prima appresso Dio m’alluminasti. Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte, quando dicesti: ‘Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano, e progenïe scende da ciel nova’.
Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; veduto ho Febo e le dotte sorelle, e Tirrenia fra loro; una di loro è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, e da la fonte al cielo: ella è colei che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto; ella è il mio sole; ella è la mia Talia. Ed io son Mopso.
Era Marfisa allor di buona luna: disse al marchese che s'accomodasse, e tra le sedie gliene additav'una ch'è la piú bassa tra le sedie basse. Terigi, dopo un nuovo e strano inchino, s'assise in quella, e pareva un bambino. Non dimandar se ride la fanciulla. Volete voi parlar di cose dotte gli va dicendo o di pappa o di culla, del tempo buono o di piogge dirotte?
Ariberti era tutt'orecchi a quella infilzata di giudizi arbitrarii, che gli parevano lì per lì le cose più vere e più profondamente pensate del mondo. Intanto il Valerga, che aveva preso l'aire, continuava, tra un boccone e l'altro, le sue dotte divagazioni.
E perciò si fa dire dalla Musa: Fra pergamene logore, astruse Che andresti, misero vate, cercando? Astrusi ritmi, strofe confuse, Gergo dai vivi fuggito in bando? Odon gli stitici metri di notte L'ombre: te i cuori ch'odano io vo': O scegli il plauso di scimmie dotte, O scegli i baci ch'io sola do. Ma forse quand'egli rimpiange, con insolita bellezza di forma,
Cangiasi d'un bel raggio in scura nebbia, né qual era pur dianzi non ricorda, né su quel punto sa che far si debbia. Io dunque, alma di bere troppo ingorda, le parti mie d'alti pensieri dotte perdei qual cieca forsennata e sorda. Perché non so: sássel colui, che notte far giorno e giorno notte pote solo, e dá sovente a noi d'amare bòtte.
Ed elli a lui: «Tu prima m’invïasti verso Parnaso a ber ne le sue grotte, e prima appresso Dio m’alluminasti. Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte, quando dicesti: ‘Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano, e progenïe scende da ciel nova’.
Giovanni Veslingio di Minden nella Westfalia, cavaliere, succedette in suo luogo, eletto con ducale de' 13 marzo 1638 con generosissimo stipendio, e per lo spazio d'undici anni sostenne con molta lode e fama la lettura de' semplici congiuntamente all'anatomia, scienze in quei tempi assai limitate, e in ognuna d'esse compose e diede alla luce opere molto dotte e pregiate che lo hanno reso immortale.
Tra li signori dottori leggisti, nelle loro dotte ed argute questioni, quasi sempre si è disputato: se la spesa del far ridurre l'oro e l'argento in danari dovesse spettare solamente a' principi ovvero alle repubbliche; e mai da alcuno di loro, ch'io sappia, non è stata posta in campo questa proposizione insieme colle altre, cioè se tale azione debba appartenere solo ai particolari e non ai principi né alle repubbliche, essendoché i principi e le repubbliche nel fare i danari non vi hanno da porre cosa alcuna del suo, eccetto che l'interporvi la regale autoritá.
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