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Aggiornato: 23 giugno 2025
«Ah! siete voi, cara padroncina?» diss'ella «come mai poteste venire in questo luogo?» Se Bianca fosse stata meno occupata dalla sua paura, avrebbe probabilmente osservato la forte espressione di terrore e sorpresa che alterava la fisonomia di Dorotea, la quale la fece passare per un numero infinito di stanze, che, parevano disabitate da un secolo.
«Dio buono!» disse Dorotea nell'entrare; «l'ultima volta che son passata da questa porta, io seguiva la salma della mia povera padrona!» Traversarono una fila di stanze, e giunsero in un salotto adorno ancora con magnificenza. «Riposiamo qui un momento,» disse Dorotea; «quella è la porta della camera, in cui è morta la padrona. Ah! signorina, perchè mi avete fatto venir qua?»
Finita la cotidiana spirituale conferenza, il Padre, a un'ora dopo mezzodì, permetteva al suo alunno di tenergli compagnia al desinare; e allora, se pur nol vincesse qualche grave preoccupazione, si piaceva di spogliar la sua scorza austera; allora parlava anche, ma sempre con cauto riserbo, di cose mondane e di cittadini pettegolezzi, a' quali soleva pigliar parte, berteggiando a suo modo, anche la vecchia Dorotea che li serviva.
La fante persistè a sostenere d'aver visto una vera apparizione. Tutte le altre donne accompagnaronla alla di lei stanza, tranne Dorotea, che Emilia trattenne seco. La vecchia, tutta paurosa, narrolle antiche circostanze in appoggio del caso occorso.
Bianca intanto, non potendo indurre Dorotea a spiegarsi di più, la pregò, passando vicino alla porta chiusa, di farle vedere tutti gli appartamenti. «Cara signorina,» rispose la custode, «vi ho gi
Dorotea promise di tornare la notte seguente colle chiavi dell'appartamento, e si ritirò. Emilia restò alla finestra, meditando tristamente sul destino dell'infelice marchesa, ed aspettando ansiosa il ritorno della musica notturna. La calma non fu turbata se non dallo stormir delle frondi agitate da lieve brezzolina.
I due amanti, raggiunta Bianca, recaronsi dal conte, e si misero a tavola sotto una pergola, ove sedevano i più venerandi vassalli, e tutti stettero allegri, tranne Emilia e Valancourt. Quando il conte tornò al castello, non invitò questi a seguirlo; egli prese dunque congedo da Emilia, e partì. La fanciulla, tornando in camera, pensò a lungo alla condotta di Valancourt ed all'accoglienza fattagli dal conte, ed in mezzo a queste riflessioni, obliò Dorotea. La mattina era gi
Senz'aprir bocca prese il braccio di Dorotea, la quale, sorpresa dall'azione e dal terrore di lei, rivolse gli occhi verso il letto, e vide il velluto sollevarsi ed abbassarsi; Emilia volle fuggire, ma la vecchia, cogli occhi fissi sul letto, le disse: «E il vento, signorina; abbiamo lasciato tutte le porte aperte. Vedete come l'aria agita anche il lume; è il vento sicuramente.»
Recaronsi nel salotto, ove gli ospiti del conte aspettavano per accompagnarlo all'appartamento del nord. Dorotea consegnò le chiavi a Lodovico, e s'incamminò a quella volta in compagnia della maggior parte degli abitanti. Giunti a' piè della scala, parecchi servitori, impauriti, non vollero andar più innanzi, e gli altri la salirono sino al pianerottolo. Lodovico mise la chiave nella serratura, ed intanto tutti lo guardavano con tanta curiosit
La contessa parve quasi offesa dai discorsi ingenui di quella buona donna sui tempi passati, e Dorotea soggiunse: «Il castello però sar
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