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Aggiornato: 29 maggio 2025


In guardare tenea china la testa, bella come la bella Blanzesmano allor che cavalcò per la foresta a fianco a 'l suo Lancialotto sovrano. Le fronde sotto i pie' stridevan forte; ma a quelle viti ignude aspre e contorte li occhi chiedevan la dolce esca in vano. Disse Madonna: Riposiamo al fine. Era lungi un trar d'arco il bel rivaggio.

Lah! tiriamo innanzi colla carrozza. Biella non saprei giudicarla, così di sfuggita: ha portici, chiese a colonnati classici, vie discrete, ma insomma le muraglie danno sempre l'idea del caldo; riposiamo dunque lo sguardo sulla verzura, l'immensa verzura che, assumendo cento toni, si stende nelle valli, pare si rannicchi nelle gole, s'inazzurra nei lontani sfondi, trionfa sui monti, e finisce alle cime con qualche ciuffetto che stacca sul cielo come una pennellata bizzarra.

Riposiamo un tantino, date qua le monete, e non abbiate paura....» Il villano porse il borsellino, senza dire parola, poi ripresero a salire: ed egli non udiva altro che la pedata di Mattia; il gran battere del proprio cuore; e dietro, in lontananza, il grido misurato e lamentoso delle sentinelle paesane, che gli tornava dolce come di voci amiche.

Ci riposiamo fino alle due, poi proseguiamo e dopo una leggiera salita ridiscendiamo per seguire il corso di un torrente asciutto e tortuoso che attraversiamo almeno una dozzina di volte. Non abbiamo guide, e nessuno cui domandar consiglio quando ci troviamo ad una biforcazione della vallata; seguitiamo quindi dove ci pare più ragionevole dover essere la nostra direzione, ma il dubbio ci accompagna dello sbagliar strada. Passa un'ora, ne passano due e più, il cammino si fa sempre più cattivo e a cento doppii aumenta ad ogni passo il timore d'essere su falsa strada; la vallata ci appare chiusa e davanti ci sta un'ertissima salita che è pur forza superare, e a divagarci abbiamo parecchi incontri di grossissime scimmie. Dal colmo dell'altura si stende dietro noi un estesissimo panorama di tutto il territorio che attraversammo da Adua in qua; un vero ammasso di coni e di avvallamenti, perfettamente l'effetto di una carta geografica in rilievo. A sud la catena imponente del Semien che si protende verso ovest, dove ci sta dinanzi la parete quasi verticale del monte di Wogara che dovremo oltrepassare, e del quale ci fecero pitture così nere, dicendolo tanto erto che le mule cariche non lo possono salire, ed è forza farvi trasportare il bagaglio a dorso d'uomo. Discendiamo di pochi metri in un altipiano in gran parte coltivato, sparso di acacie e di enormi gruppi di gelsomini affratellati alle rose, e in fondo al quale sorge un'altura la cui vetta è coronata da piante e sul cui versante, a diversi gruppi è sparso un villaggio. presso è piantata la nostra tenda che vediamo con somma gioia, perchè il sole volge al tramonto, e sempre abbiamo compagna l'ansia dell'esser fuori strada. Il villaggio è detto Dibbi-bahar, a 2200 metri. La posizione è bella, il pascolo abbondante, e ciò ci rallegra, perchè prevediamo che domani si dovr

«Dio buonodisse Dorotea nell'entrare; «l'ultima volta che son passata da questa porta, io seguiva la salma della mia povera padronaTraversarono una fila di stanze, e giunsero in un salotto adorno ancora con magnificenza. «Riposiamo qui un momentodisse Dorotea; «quella è la porta della camera, in cui è morta la padrona. Ah! signorina, perchè mi avete fatto venir qua

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