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Un altro scrittorel di simil forma, il qual delle Stagion facea poemi, di cui Dodon avea riso pro forma de' suoi cattivi versi e de' proemi, aveva detto che non prende norma dai scritti di Dodon da' sistemi; ché non tersa scrittura ne' bei detti, ma che vuol esser succo ne' libretti.

Solo Dodon, tenendo il mento in seno, guarda sottecchi or l'uno or l'altro attento, e sogghignava spesso e si stupiva dell'eterno ciarlar che lo stordiva.

Dodon rispose: Arcivescovo mio, del secol questo frate ha detto il vero; ma fatemi un piacer, se amate Dio: i vostri frati radunate e il clero, ché un giorno voglio lor predicar io, e facilmente di provarvi spero che il maggior mal, che nel mio secol sia, deriva dalla vostra sacristia.

Ma Dodon dalla mazza, paladino, che a difender gli antichi era un Anteo, sendo lor padri a lui sin da piccino, non pativa l'apporsi a quelli un neo; sicché stampava qualche libriccino che facea disperar Marco e Matteo, perch'ei rideva in esso a suo diletto, dileggiando il compor grosso e scorretto.

Parean gli abati tanti satanassi a sostener che ciò non si potea, e trovan testi, annotazioni e passi della legge cristiana e dell'ebrea, che tai decreti annullano e fan cassi. Il ben di Chiesa ogni abate dicea è di iure divin, può il mortale abolire una legge celestiale. Avean fatto a Dodon tanto di testa; sicché alla fine, a que' giuristi vòlto, disse: Voi siete gente poco onesta.

Dodon ridendo disse a lei voltato: V'accorgerete s'io ve l'avrò dato. Basta cosí rispondeva Marfisa, giá c'intendiamo, e facea l'occhiolino; e va a tentare un altro in nuova guisa, ché certo ell'era il diavol tentennino. Dodon sarebbe morto dalle risa; ma gran compassione ha d'Angelino, ed avea detto a quel: Non piú mestizia, che non è spenta affatto la giustizia.

Qualche argomento va facendo tale, che i paladin gli voltavan le rene; del ben del mal Dodon gioviale potea trovar ragion come conviene, ché i paladin faceano i ciarlatani solo per parer dotti e partigiani. Contro Dodone irati, imbestialiti, vorrien sbranarlo vivo con le zampe. Dodone alcuni versi avea finiti pel maritaggio, e pronti per le stampe, che correggean que' vati fuorusciti.

Dodon rideva, e poi lo confortava dicendo: De' sperar l'uom finché vive: ci avvederemo al dispensar la fava; d'un altro modo suoneran le pive. Le lingue temon Gano traditore, ma poi le fave spiegheranno il core. A Filinoro un caso assai faceto fece in que' giorni molto pregiudizio.