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Aggiornato: 25 giugno 2025
Egli non si levò dal divano dove si era buttato, che udendo battere mezzanotte a una chiesa poco lontana, con suono cristallino. La candela era quasi consumata. Maria non era venuta.
Costui, sedutosi familiarmente sul divano di raso, tenendo in segno di confidenza il cappello in capo, aveva incominciato così la conversazione. Ebbene, caro il mio luminare del secolo, come sei tu contento di me?
Ti disprezzo, e più oggi che quindici giorni fa! Il greco emise un urlo di furore e la scagliò addosso a un divano. Sciagurata, tu mi schianti il cuore! esclamò con straziante accento.
Così parlando, la sposa del ministro prese per mano l'Albani e lo introdusse in una rotonda scolpita nell'alabastro, dove, sovra un divano coperto di bianchi drappi, sedeva la figlia del Gran Proposto. L'Albani, al primo vederla, la credette una statua.
Non ti amo, sì, è vero! Non ti amo, perchè tu non mi hai mai amato! Non ti amo, perchè le parole che tu mi hai dette sono una fredda ripetizione di quelle che hai dette ad altri.... Abbandonata sul divano, con la faccia nascosta fra i cuscini, la baronessa reprimeva un'esclamazione di dolore straziante. È orribile!... È orribile!...
Ma seduta nella carrozza, nel palchetto, in una poltroncina, in un angolo di divano, sembrava sopra un trono; inginocchiata nella chiesa, sembrava ancora sopra un trono. Non passeggiava mai. Appena si alzava dalla sua seggiola, l'illusione cadeva: molti l'hanno amata e disamata in una serata per questo.
Il Pietrasanta, che ci siamo studiati di far conoscere un poco, era sdraiato sul divano, Aloise era seduto al pianoforte e per la prima volta dopo la sua malattia stava suonando qualche melodia, così per rifarsi la mano.
Non mi farebbe male l'adagiarmi per qualche ora su quel divano, pensava il visconte, dopo aver sorseggiato un mezzo bicchiere di malvasia. Alle cinque i miei reverendi ospiti saranno in piedi, ed io... Ma... ho ben inteso? Qualcuno ha bussato alla porta di strada... Due colpi ancora... Chi sar
Se Clelia avesse potuto vedermi in quel momento avrebbe avuto paura di me io stesso ne aveva. Inorridito da quel dubbio fatale sollevai la testa di Clelia che si era appoggiata sulle mie ginocchia, e respinsi il suo corpo che cadde abbandonato sul divano.
Ma egli non vide, questo: gittato sovra un divano, battendo la testa sui cuscini, egli esalava il suo dolore e l'orrore di se stesso. Così, vagamente, ella intese che era meglio parlargli del suo strazio e gli chiese: Paolo, non era... non era tutto finito? Tutto, che? Di che parli? domandò lui, trasognato. L'amore... fra te e Luisa Cima...
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