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Aggiornato: 1 ottobre 2025
Ivi convien che tutto quanto caschi ciò che ’n grembo a Benaco star non può, e fassi fiume giù per verdi paschi. Tosto che l’acqua a correr mette co, non più Benaco, ma Mencio si chiama fino a Governol, dove cade in Po. Non molto ha corso, ch’el trova una lama, ne la qual si distende e la ’mpaluda; e suol di state talor essere grama.
Ed al fin punta in su la ripa il piede, E 'n varando il naviglio ei su v'ascende; E poi da terra allontanato il vede, Picciola vela agli aquilon distende. Ma su la poppa non veduto siede L'Angelo seco, ed al governo attende Con occhio intento, e per la fragil nave Spira su lucida onda aura soave.
Lume e` la` su` che visibile face lo creatore a quella creatura che solo in lui vedere ha la sua pace. E' si distende in circular figura, in tanto che la sua circunferenza sarebbe al sol troppo larga cintura. Fassi di raggio tutta sua parvenza reflesso al sommo del mobile primo, che prende quindi vivere e potenza.
In tanto Folco in belle spoglie ardente I suoi seguaci a ben disporre attende; Ei li congiunge a ripa, ove un torrente Tra sassi dissipati aspro discende; Quivi lo stuol de la non molta gente A' Turchi in fronte quanto può distende; Sta Spagna al destro, Italia al lato manco, E nel mezzo ripone il popol franco.
Dalla veduta presa il 19 ottobre 1876 il ghiacciaio di Money risulta completamente staccato dagli altri due e confinato nelle rupi scoscese sulle quali si distende attualmente la «zampa di leone»; la sua forma però non è così ristretta, ma presenta una larghezza assai maggiore. Vi si vede inoltre tracciata chiaramente la strada di caccia che, staccandosi da quella dell'Herbetet, attraversa su un ponticello il torrente e sale sul fianco destro della valle, dapprima con parecchi zig-zag e quindi, dopo una larga risvolta, rimonta le rupi sottostanti al ghiacciaio di Money con un'altra serie di fitti zig-zag fino ad un appostamento di caccia. Questa strada ci si disse costrutta nel 1872 o 1873; per cui gi
Quando a notte l'impero del cielo Si distende su tutto il creato, E palliata di candido velo La tua cara sembianza m'appar, E il mio nome con giubilo ascolta, E la bocca mi sento baciar... Sorge allora più ardito il desìo, Più gagliardo nell'alma romita; E sul labbro, bell'angelo mio, Questa voce dal core mi vien: Ah! se tutta trascorrer la vita, Me beato, potessi al tuo sen!
Luogo e` la` giu` da Belzebu` remoto tanto quanto la tomba si distende, che non per vista, ma per suono e` noto d'un ruscelletto che quivi discende per la buca d'un sasso, ch'elli ha roso, col corso ch'elli avvolge, e poco pende. Lo duca e io per quel cammino ascoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo; e sanza cura aver d'alcun riposo,
Piantate per sempre le tende, L'affanno distende di un'ora. Ristora nel placido oblìo Lo stanco desìo, dell'alma Le crude ferite ristora. Le belle voci e il vago incantamento Aprir nel sasso la feconda vena, Che corse come un rivolo d'argento. La risorta fanciulla, a cui serena Splendea la pace nel raggiante viso, Mi die' dell'acqua colla mano piena, Reggendomi degli occhi col bel riso.
tanto ovra poi, che gia` si move e sente, come spungo marino; e indi imprende ad organar le posse ond'e` semente. Or si spiega, figliuolo, or si distende la virtu` ch'e` dal cor del generante, dove natura a tutte membra intende. Ma come d'animal divegna fante, non vedi tu ancor: quest'e` tal punto, che piu` savio di te fe' gia` errante,
Risplende il sole; il vasto cielo puro Distende la sua pace sovra il mondo; Dormono le colline, e lungi, in fondo Mette una riga nera il bosco oscuro; Ed il largo viale sontüoso Conduce nella villa abbandonata, Aperta, dove l'alta sala ornata È piena di frescura e di riposo.
Parola Del Giorno
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