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Aggiornato: 20 giugno 2025


Matteo Cantasirena aveva paura che il Casalbara, leggendo qualcuno di quegli articoli, infuriandosi, perdesse la testa.... e mandasse le sue dimissioni da presidente della Cisalpina, e perciò telegrafava, continuava a telegrafare: gli avrebbe soppressa anche l'aria. E tutto questo da fare, tutta questa nuova e penosa sorveglianza, era affidata alla signora Laner.

Egli, modesto, si schermiva. Adulatori!... Ho proprio la stoffa del Ministro, io! E se credete ch'io sia uomo da ambire il titolo d'Eccellenza!... Lo dico a cuore aperto, non so nemmeno quanto tempo resterò deputato... Eh via... Ma ... Quando vedessi chiaro che non si cava un ragno dal buco, darei le mie dimissioni.

Il Generale dava le sue dimissioni. Queste notizie finiscono di rovinare il morale dei volontarii. Nessuno presta servigio, tutti vogliono tornare in Italia. Vedo aux Vendanges de Bourgogne Castellazzo: mi perdoni l'egregio amico, ma lo avevo scambiato per un barocciaio. Ha un cappellaccio di pelo e una casacca pure di pelo.

Chi faceva quella visita a quell'ora ed in quel modo, era Gianni Foscarini, un bravo giovinetto, che avea guadagnate le spalline d'ufficiale combattendo a San Martino come un leone, e che in que' giorni aveva mandate al Ministero le proprie dimissioni, perchè voleva esser libero di andare con Garibaldi in Sicilia.

E anche Pio Calca, arrabbiatissimo, avrebbe voluto dare le dimissioni da membro del Comitato. Avrebbe voluto, perchè se aveva paura per soa mader, per la parentela, per i pajsan.... era inquieto anche per via di Matteo Cantasirena, il quale con Pio Calca alzava subito la voce e minacciava di portare la quistione sul terreno personale. Per me, tanto, mi batterei anche dieci volte!

Il Ministero offerse le dimissioni che vennero accettate; e succedendo al potere uomini energici e risoluti e che non avevan paura, gli Stati vicini si contentarono di qualche osservazione fatta in via diplomatica e della risposta che il Reame di Scaricabarili voleva vivere in pace con tutti, ma che non tollererebbe che alcuno s'immischiasse nelle sue faccende interne.

E ognuno dei soscrittori si sentiva compromesso, e minacciava, voleva dare assolutamente le proprie dimissioni. Il marchese Tolomei protestava indignato.

Alcune righe più basso e proprio in fondo alla terza pagina, si leggeva in caratteri cubitali: «Secondo le informazioni che ci giungono al momento di andare in macchina, i Ministri appena sciolta la seduta si sono recati al Quirinale per rassegnare le loro dimissioni che non si dubita saranno accettate da Sua Maest

Il 17 mattino il generale si abboccava col Re, e la sera stessa i giornali davano la notizia che Garibaldi aveva rassegnato le sue dimissioni. Infatti due giorni dopo egli ne dava l'annunzio agli italiani col suo celebre manifesto da Genova, portante la data del 19 novembre 1859.

Il 20 marzo in Brescia una adunata di popolo in piazza Vecchia, sotto la loggia municipale, preceduta da bandiera tricolore chiedeva le dimissioni del Podest

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