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Aggiornato: 10 giugno 2025
Ci siamo, sa tutto! pensò Prospero Anatolio; e poi riprese subito, fingendo una gran maraviglia: Come? Vuoi andare a Santo Fiore?... ma io non posso lasciar la Camera! So bene. Partirò sola, con Lalla e con miss Dill. Mi vuoi separare da te, dalla figliuola?... È necessario...
Lalla aveva preso sotto il braccio Musette perchè stesse ferma, gli zimbelli ritornarono in ballo: Zitti, ecco ci sono e Sandro facendo guizzare, per lo spavento, miss Dill, che non sapeva di che si trattasse, tirò con forza lo spauracchio. Presi! gridò Nando correndo fuori del casotto, con Musette fra le gambe. Aspettate! aspettate! Vengo anch'io!
L'uomo di cui essa era innamorata, lo vedeva farsi sempre più bello e più nobile sotto l'influenza di un amore, che rendeva lei sciagurata e Giorgio beato. Maria non cercava e non voleva miss Dill. Quando c'è una madre, spetta a lei sola quella delicata sorveglianza: era il suo dovere.
Lalla, poverina, sopportava i disagi con sufficiente coraggio. Dopo aver pianto disperatamente abbandonando il suo babbo, alla prima stazione aveva cominciata a ridere, alla seconda a mangiare e alla terza, stanca, si era addormentata. Chi brontolava, chi sarebbe ritornata indietro, magari a piedi, chi non sapeva giustificare il capriccio della duchessa, era miss Dill.
E presale una mano, si tirò Lalla sul cuore, e la baciò, la strinse con tanta passione, da rendere ancor più evidente il giuoco di quelle parole. Miss Dill, commossa e muta dinanzi a quella scena si tolse il pince-nez, e colla punta del dito mignolo si asciugò lentamente due lacrime: una per occhio.
Apparecchiato l'occorrente, Maria fece chiamare la bambina; ma come il solito quel folletto si era liberato dalla vigilanza di miss Dill, col pretesto di andare dalla mamma, ed invece era fuggito di corsa nel quartierino. del duca, il quale era pieno di tolleranza per i capricci della figliuola.
Allora, siccome lei partiva all'indomani, si fece promettere ch'egli le avrebbe scritto a Santo Fiore, dirigendo le lettere, chiuse in una busta suggellata e senza indirizzo e segnate con numero progressivo, in un'altra busta diretta a miss Dill. Le era penoso un tal passo, ma ormai indietro non potea più tornare. In quanto a lei avrebbe scritto a Giacomo direttamente.
Egli aveva aspettata la signorina nel tinello, senza poterla vedere, e dal modo col quale invece vide miss Dill uscir dalla sala da pranzo, e correre in un canto a confabulare con don Vincenzo, indovinò subito, con una stretta al cuore, che doveva essere accaduto qualche cosa di nuovo e di grave.
Giulia era in ammirazione, la Nena rimaneva estatica, miss Dill, inforcati gli occhiali sul naso, approvava gravemente, ma con convinzione, e la vecchia marchesa, che stava in disparte e che proprio bene non lo poteva vedere, esclamava tratto tratto: O l'è na vea maavegia; o l'è na vea magnificenza!
Miss Dill, aveva sempre qualche notizia, qualche pettegolezzo da riferire in segreto e fu lei che fece prendere una sgridata solenne alla Nena, raccontando alla contessa di averla veduta col Frascolini, poco lungi dalla villa.
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