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Aggiornato: 2 luglio 2025


E voglio che tu sappi, carissima figliuola, che piú perfectamente si cognosce la bianchezza allato al nero e il nero allato a la bianchezza, che separati l'uno da l'altro. E non bisogna che alcuno l'il ponga dinanzi, però che la coscienzia sua si pone innanzi e' difecti che egli ha commessi e le virtú che doveva adoperare.

Per tucti quanti questi ed altri infiniti mali e difecti che sonno in me, la tua sapienzia, la tua bontá, la tua clemenzia e il tuo infinito bene non m'ha spregiata. Ho cognosciuta la veritá nella tua clemenzia, ho trovato la caritá tua e dileczione del proximo. Chi t'ha costretto? Non le mie virtú, ma solo la caritá tua.

E credono, e' miserabili, con le persecuzioni, beffe e scherni che fanno a' buoni religiosi e observatori de l'ordine, ricoprire i difecti loro: ed essi gli scuoprono molto piú.

Alcuna volta con lo spregiare per farlo venire a confusione, dicendo: Questo bene che tu hai cominciato non ti vale per li peccati e difecti tuoi. E questo fa per farlo tornare indietro e farli lassare quello poco de l'exercizio che egli ha preso. Alcuna volta col dilecto, cioè con la speranza che egli piglia della misericordia mia, dicendo: A che ti vuogli affadigare?

Cosí questi: a Francesco povarello gli fu propria la vera povertá, facendo il suo principio della navicella, per affecto d'amore, in essa povertá, con molto ordine strecto, da gente perfecta e non comune, da pochi e buoni. «Pochi» dico, perché non sonno molti quelli che eleggono questa perfeczione; ma per li difecti loro sonno moltiplicati in gente e venuti meno in virtú: non per difecto della navicella, ma per li disobbedienti subditi e gattivi governatori.

Ma da la parte mia Io trago di loro gloria e loda al nome mio, cioè che in loro riluce la misericordia mia e l'abbondanzia della mia caritá, prestando el tempo, non comandando a la terra che gl'inghioctisca per li difecti loro.

Tu devori el proximo tuo e stai in divisione, e facto se' acceptatore delle creature, acceptando quelli che ti servono e che ti fanno utilitá, o altri che ti piaccino che siano di quella medesima vita che tu; e' quali tu debbi correggere e dispregiare i difecti loro. E tu fai el contrario, dando lo' exemplo che faccino quello, e peggio.

E cognosciuto che hanno l'amore in me, ed essi raguardano loro, cognoscendo e' loro difecti. E vegono col lume della fede che 'l bene debba essere remunerato e la colpa punita. Ogni piccola colpa vegono che meritarebbe pena infinita, perché è facta contra me che so' infinito Bene; e recansi a grazia che Io in questa vita gli voglia punire e in questo tempo finito.

Non possono, perché i loro difecti lo' tolgono l'ardire e 'l zelo della sancta giustizia. E se alcuna volta la facessero, sanno dire i subditi scellerati con loro insieme: Medico, medica innanzi te medesimo, e poi medica me; e io pigliarò la medicina che tu mi darai. Egli è in maggiore difecto che non so' io, e dice male a me!

Unde per li loro difecti essi la impalidiscono, cioè che l'amore e l'affecto della caritá, che debbono avere a questa sposa, l'hanno posto a loro medesimi, e non actendono ad altro che a piluccarla e a trarne le prelazioni e le grandi rendite, dove essi debbono cercare anime.

Parola Del Giorno

serafica

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